SLC CGIL Nazionale

domenica 13 giugno 2010

Comunicato Rsu Rai Milano (11.06.2010)



RAI: A.A.A.
PIANO INDUSTRIALE CERCASI

Le “LINEE GUIDA DEL PIANO INDUSTRIALE” appena consegnato alle Organizzazioni Sindacali, non ci hanno “guidato” affatto fuori dai dubbi e dalle serie preoccupazioni che in questi anni sono maturati intorno al futuro della Rai.
L’unica cosa che appare con certezza da quelle pagine è la volontà di ridurre i costi. Sforzo di per sé apprezzabile (anche se un piano industriale dovrebbe tracciare delle strategie, essendo la nostra la più grande impresa editoriale del Paese e non un condominio), ma dalla lettura appare chiaramente che quello su cui ci si concentra è il solo costo del lavoro. Del nostro lavoro, naturalmente.
Intanto un suggerimento: si eliminino tutte le cariche (direzioni, vicedirezioni, ecc) assegnate con evidenti scopi clientelari.
L’apoteosi si coglie però laddove si ipotizzano, si dice per risparmiare, riduzioni o dismissioni di interi settori produttivi interni. Ad esempio, il drastico ridimensionamento delle squadre esterne (a proposito: questo spiega perché l’Azienda ha sempre rinviato la discussione sul trattamento di trasferta) è esplicativo della strategia: facciamo tutto in appalto e poi ci appiccichiamo il marchio per la messa in onda (Rai Fiction docet); termini decisamente più pesanti sono applicati ad attività altrettanto fondamentali (Servizi Generali, ICT, Amministrazione, Abbonamenti, Paghe e Contributi, Trucco e Parrucco). Ciliegina sulla torta: il riciclo dell’idea di (s)vendita delle antenne. Nessuna analisi né “razionalizzazione”, invece, dei cosiddetti costi esterni che, anzi, sono ritenuti fisiologici (cioè li dovremmo subire senza batter ciglio) e addirittura in calo (dovremmo forse sentirci in colpa?).
Un’Impresa per produrre necessita di uomini e mezzi. Esternalizzare significa trasferire il lavoro dall’interno al’esterno a svantaggio dei lavoratori interni, ma anche della qualità del prodotto e a beneficio di appalti, società, amici & conoscenti, in gran misura come forma di “pagamento” dei potenti politici di turno: molte “aziende” con personale perlopiù sottopagato, ma che “costano” molto per le suddette ragioni.
L’esatto contrario di quello di cui avremmo bisogno. Avremmo bisogno cioè di una drastica riduzione degli appalti ed un utilizzo (o riutilizzo) delle risorse interne, per sperimentare ad esempio quelle frontiere che le nuove tecnologie e le piattaforme multimediali impongono. Se ciò non avviene, è “un attimo” concludere che i “vuoti a perdere”, quelli che “costano” siamo noi.
Da ultimo una considerazione su Milano. Negli scorsi Piani Industriali la questione milanese era citata esplicitamente, ciò in una precisa ottica di rilancio della Rai. Sinceramente abbiamo sempre nutrito una sorta di pessimistico disincanto nella lettura di quelle righe, ma oggi siamo nella desolata consapevolezza che, nel futuro della Rai, Milano non occupa nessun posto in particolare. A meno che non ci si rifaccia alle dichiarazioni del Sottosegretario Paolo Romani sul nuovo Centro di Produzione milanese (che comunque, lo ribadiamo, non sono contenute nell’odierno Piano Industriale) e che sono invece contrapposte a quelle del presidente Garimberti, il quale ha dichiarato che la Rai non ha i soldi.
Sappia il Direttore Generale che, come è vero che un Piano Industriale rappresenta l’alfabeto perché le maestranze interpretino il futuro e l’idea di progetto, tanta è la speranza e la fiducia nella sua governance aziendale che la domanda più insistente che circola nei corridoi aziendali riguarda l’incentivazione all’esodo.

11 giugno 2010
RSU RAI MILANO


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