SLC CGIL Nazionale

giovedì 23 aprile 2009

Comunicato Slc Cgil nazionale (22 aprile 2009)



…NON CI SENTIAMO SOLI.

Noi siamo con i lavoratori, lo dimostra il risultato delle elezioni per il rinnovo dell’Assemblea del Fondo Craipi.
2000 lavoratrici e lavoratori Rai, Rai Way e consociate ci hanno scelto per rappresentarli,
SLC CGIL ha ottenuto il 38% dei consensi, doppiando la seconda organizzazione.

Abbiamo scelto: la trasparenza, il rinnovamento, l’inclusione e per questo ci avete premiati, e da questo partiamo.

Ci sarà molto da fare, speriamo di trovare negli altri e nella Rai la volontà di cambiamento.
Da parte nostra noi non abbiamo dubbi, nei prossimi 3 anni si dovrà cambiare la gestione del fondo, si dovrà con trasparenza comunicare ai soci lo stato degli investimenti. Tutto questo deve inevitabilmente passare attraverso un cambiamento anche delle persone, noi questo abbiamo fatto nella costruzione delle liste, nell’individuazione del membro del Consiglio di Amministrazione e nella nostra proposta come Sindaco Revisore.

Chiediamo la stessa cosa a RAI e agli altri sindacati.
Dimostrino di voler cambiare.

Ringraziamo le lavoratrici e i lavoratori che ci hanno sostenuto e ci apriamo al confronto con tutti. Le elezioni Craipi sono solo una parte delle cose che vanno fatte e INNOVATE.
Il nostro impegno proseguirà nel rinnovo:
• delle RSU e RLS,
• del Contratto Nazionale di Lavoro,
• dell’Arcal e Fasi.


Grazie di aver sostenuto la SLC CGIL
Il lavoro ci riguarda....

Roma, 22 aprile 2009
SLC CGIL NAZIONALE




martedì 21 aprile 2009

Volantino Slc-Cgil su accordo separato 15 aprile 2009

L’accordo Interconfederale del 15 Aprile, sottoscritto da CISL, UIL, UGL e Confindustria recita:

“Per la dinamica degli effetti economici dei contratti collettivi nazionali di lavoro di categoria, le parti hanno individuato l’indicatore della crescita dei prezzi al consumo per il triennio - in sostituzione del tasso di inflazione programmata – in un nuovo indice previsionale costruito sulla base dell’IPCA (l’indice dei prezzi al consumo armonizzato in ambito europeo per l’Italia), depurato dalla dinamica dei prezzi dei beni energetici importati. L’indice previsionale sarà elaborato da un soggetto terzo di riconosciuta autorevolezza ed affidabilità sulla base di una specifica lettera di incarico. Lo stesso soggetto procederà alla verifica circa eventuali scostamenti tra l’inflazione prevista e quella reale effettivamente osservata, considerando i due indici sempre al netto della dinamica dei prezzi dei beni energetici importati. La verifica circa la significatività degli eventuali scostamenti registratisi sarà effettuata dal Comitato paritetico costituito a livello interconfederale”.

TRADOTTO:

Se l’inflazione (l’IPCA è solo un modo per misurarla) nel 2010 sarà del 2%, di cui però lo 0,5% legato a Petrolio, Gas, materie plastiche, ecc. (aumenti che i lavoratori pagheranno ovviamente con l’aumento della benzina, del riscaldamento, ecc.), gli aumenti salariali potranno essere al massimo dell’1,5%.

Inoltre cosa si intende per “significatività” degli eventuali scostamenti? Che dovranno essere superiori allo 0,3%/0,4% come dice Confindustria? Cioè se lo scostamento è solo dello 0,1%, non lo si recupera?

Per stare all’esempio precedente: l’inflazione cresce nel 2010 del 2%, ma gli aumenti del salario possono essere al massimo dell’1,5% (per via della depurazione). Poi l’anno dopo (2011) si scopre che l’inflazione depurata reale è stata dell’ 1,6%, ma lo scostamento non è significativo e allora non si recupera nulla (alla fine si perde lo 0,6% del proprio potere di acquisto).

I salari con questi meccanismi saranno strutturalmente sempre inferiori all’inflazione reale!

Infine: il soggetto terzo di riconosciuta autorevolezza chi sarà? Si propone l’ISAE. Ma cosa è? L’ISAE è l’Istituto di Studi e Analisi Economica, istituito con D.P.R. n. 374/98 ed opera dal gennaio 1999 sotto la direzione e il controllo del Ministro dell’Economia (cioè del Governo, lo stesso che nel Documento di Programmazione Economica e Finanziaria indica dal 1993 l’indice di “inflazione prevista”).

L’accordo Interconfederale del 15 Aprile, sottoscritto da CISL, UIL, UGL e Confindustria recita:

“Al fine di governare direttamente nel territorio situazioni di crisi aziendali o per favorire lo sviluppo economico ed occupazionale dell’area, i contratti collettivi nazionali di lavoro di categoria possono consentire che in sede territoriale, fra le Associazioni industriali territoriali e le strutture territoriali delle organizzazioni sindacali stipulanti il contratto medesimo, siano raggiunte intese per modificare, in tutto o in parte, anche in via sperimentale e temporanea, singoli istituti economici o normativi disciplinati dal contratto collettivo nazionale di lavoro di categoria”.

TRADOTTO:

Ogni azienda, con la scusa di prevenire riduzioni occupazionali o con la scusa di favorire lo sviluppo, potrà chiedere deroghe sia sul salario (istituti economici) che rispetto alle norme sull’orario di lavoro, sull’inquadramento professionale, ecc. (istituti normativi). Sarà la giungla, con una rincorsa a pagare sempre meno i lavoratori (o a ridurre le tutele) da territorio a territorio, da azienda ad azienda. Ricattando i lavoratori (“o accetti questa deroga o troverò sempre qualcuno disposto a fare il tuo lavoro a meno”) e di fatto azzerando la funzione del Contratto Collettivo Nazionale che è proprio quella di garantire tutele minime uguali per tutti.

L’unica cosa che l’accordo Interconfederale del 15 Aprile, sottoscritto da CISL, UIL, UGL e Confindustria chiede in maniera chiara è che il Governo aumenti la detassazione sul Premio di Risultato. Una richiesta giusta, che alle aziende però non costa niente (si chiede al Governo di mettere i soldi). Di per sé l’accordo non prevede meccanismi per allargare la contrattazione di 2° livello, aziendale o territoriale che sia.

Infatti l’accordo del 15 Aprile 2009, sottoscritto da CISL, UIL, UGL e Confindustria, recita: “in coerenza con gli obiettivi individuati in Premessa le parti confermano un modello di assetti contrattuali che prevede: - un contratto collettivo nazionale di lavoro di categoria con vigenza triennale sia per la parte normativa che per la parte economica; - un secondo livello di contrattazione aziendale o alternativamente territoriale, laddove previsto, secondo l’attuale prassi, nell’ambito di specifici settori, con vigenza triennale”.

TRADOTTO:

Si potranno fare accordi aziendali o territoriali di 2° livello come è adesso. Se ci sono i rapporti di forza e le condizioni si faranno accordi, altrimenti no. Insomma non c’è nessuna novità su questo punto rispetto all’accordo del 23 luglio 1993. L’affermazione che questo accordo interconfederale porterà automaticamente ad una maggiore contrattazione decentrata è quindi palesemente falsa, a meno che non si intenda che si faranno più accordi a livello aziendale nel futuro, perché si dovranno derogare i diritti minimi previsti dal CCNL (in questo caso siamo anche noi certi che saranno molte le aziende che proporranno nel futuro di sottoscrivere accordi di questo tipo).

L’accordo Interconfederale del 15 Aprile, sottoscritto da CISL, UIL, UGL e Confindustria recita:

“Qualora dopo sei mesi dalla scadenza il contratto collettivo nazionale di lavoro di categoria non sia stato ancora rinnovato, è previsto l’interessamento del Comitato paritetico per la gestione del presente accordo interconfederale per valutare le ragioni che non hanno consentito il raggiungimento dell’accordo per il rinnovo del contratto”. Inoltre (cfr. Allegato 1 all’Accordo) “il Comitato procede con deliberazioni nei casi di ritardata conclusione del rinnovo di un contratto collettivo nazionale di lavoro di categoria, come previsto al punto 2.4. dell’accordo interconfederale e nell’ipotesi di approvazione di linee di orientamento per i comportamenti dei rispettivi organismi e dei loro rappresentati ai vari livelli”.

TRADOTTO:

Il Comitato interconfederale deciderà, al posto delle categorie e delle delegazioni trattanti di ogni settore, su una mediazione in caso di empasse nel rinnovo del CCNL (con quale conoscenza delle specificità di ogni settore, della sua storia e della vita delle aziende, possiamo immaginare). Inoltre potrà dettare anche gli orientamenti e i comportamenti che il sindacato di categoria, fino al livello territoriale e di azienda, dovranno tenere. Quanto potrà contare un lavoratore, un iscritto al sindacato, una RSU sul proprio posto di lavoro, se poi tanto decide il Comitato Nazionale interconfederale? E perché un’Associazione di Confindustria dovrebbe avere interesse a chiudere presto un contratto nazionale, se sa che poi può sempre contare su un’altra sede, dove si prendono le decisioni (e dove gli scambi possono essere più numerosi, anche su altre materie), diversa dal tavolo negoziale legittimo, quello composto dai rappresentanti dei lavoratori di quel settore?

lunedì 20 aprile 2009

Epifani: dopo la firma separata, per evitare la giungla contrattuale mano libera alle categorie

Parla il segretario Cgil
"Sfido Cisl e Uil sulla rappresentanza"


E adesso? Gugliemo Epifani, segretario generale della Cgil, sfoglia le tre cartelline con cui ha motivato per iscritto il no della sua confederazione all`accordo sulla riforma del sistema contrattuale. «Adesso bisognerebbe lasciar lavorare le categorie, senza gabbie rigide, senza quelle ingessature e quei controlli dall`alto previsti, invece, proprio dall`accordo siglato da Cisl e Uil. Che, sia detto con forza, non è innovativo, è corporativo, non estende la contrattazione di secondo livello e non porta più soldi nelle tasche dei lavoratori».

Chi lo ha sottoscritto naturalmente sostiene con altrettanta forza che è innovativo, porta più soldi ai lavoratori ed estende la contrattazione in azienda.

Io credo il contrario e, secondo me, anche i lavoratori, ma non c`è modo di sentire cosa ne pensano. Questo è un accordo che parte con un deficit di democrazia.

Però anche dal Pd (come ha fatto ieri da queste colonne Enrico Letta) le chiedono di firmare.

La Cgil firma ciò che è coerente con le sue scelte e con gli interessi dei lavoratori.

Non è che poi finisce come è accaduto a Pontedera: la Fiom non ha firmato l`intesa sui precari e il referendum tra i lavoratori ha promosso l`accordo con la stragrande maggioranza dei consensi.

Un minuto dopo l`esito del referendum la Fiom ha dichiarato che avrebbe sottoscritto l`accordo. Le consultazioni servono proprio a risolver le divergenze di opinioni. La volontà dei lavoratori è sovrana, sempre. È proprio per questo che dico: accetto la sfida, vediamo che ne pensano i lavoratori. Se sono d`accordo sulla riforma io firmo subito.

Per ora si sa che le nuove regole troveranno applicazione nei contratti degli alimentaristi e delle telecomunicazioni.Qui avete presentato piattaforme unitarie. Rimetterete tutto in discussione?

Spero di no, ma ho la sensazione che se sarà applicata rigidamente la nuova disciplina scopriremo che le richieste di alimentaristi e dipendenti delle Tlc non sono più ammissibili, non si adattano al nuovo modello. E sarà proprio la nuova super-commissione di controllo istituita dall`accordo a denunciarlo. Rifaremo tutto? Lo dico io a Cisl e Uil.

Si tratterà di adattare le richiese salariali al nuovo indice di inflazione e di modulare al meglio gli spazi di manovra della contrattazione aziendale. Forse basta un po` di buon senso...

Il buon senso avrebbe suggerito una moratoria di due anni per gestire la crisi e cambiare poi le regole del gioco. Ora vedremo: bisogna lasciare alla categorie spazi di adattamento, senza ingerenze di super commissioni dirigiste o corporative, altrimenti sarà la giungla.

Come nel caso dei metalmeccanici? Presenterete piattaforme separate?

Tocca alla categoria decidere. Se non ci sono possibilità di verifica della riforma contrattuale con i lavoratori ognuno dovrà seguire la propria via per acquisire il consenso. lo sono sicuro che i lavoratori sono con noi.

Ma così facendo costringerete l`impresa ascegliere gli interlocutori. Non rischiate un clamoroso auto-isolamento?

Semmai stiamo vivendo una vera "conventio ad excludendum" che non abbiamo voluto e non abbiamo cercato. Credo che qualcuno nel Governo abbia lavorato per questo e abbia avuto alleati anche nelle parti sociali.

Il presidente della Confindustria, Emma Marcegaglia, ha invitato tutti a declinare l`intesa con senso di responsabilità.

Non manca certo alla Cgil, ma temo che il sistema di regole messo in piedi dalla riforma finisca per creare un modello autoreferenziale e assaipoco innovativo. Semmai ora bisogna chiarire con Cisl e Uil in maniera risolutiva quali siano le regole tra noi condivise in tema di democrazia sindacale e di rappresentanza e rappresentatività.

Un dibattito che accompagna la vita sindacale fin dal dopoguerra. Sembra più una scusa che un tema davvero operativo.

Democrazia sindacale significa regolare il rapporto tra chi firma i contratti per tutti e i lavoratori; rappresentanza significa stabilire quale sia il peso di ogni singola organizzazione e rappresentatività vuol dire trovare un sistema di regole per esercitare l`azione sindacale sui luoghi di lavoro. Non abbiamo ancora trovato un`idea comune ma ciò non significa che questi siano temi da poco.

Deve ripartire da qui il filo dell`unità sindacale che si è spezzato?

Direi di sì. Ma ci tengo a dire che non è la Cgil a spezzare il dialogo unitario, semmai sono altri a vivere una competiziope aperta verso di noi.

Si riferisce al segretario della Cisl Raffaele Bonanni?


Certo le ultime interviste sono andate oltre.

Ha solo detto, ad esempio, che la Cgil è stata troppo tiepida nel condannare i sequestri dei manager, atti invece pericolosi.

L`enfasi posta su questo tema dei sequestri nasce da una lettura un po` sopra le righe di alcuni fenomeni accaduti all`estero. In Italia questo costume non c`è, non c`è stato e spero non ci sarà mai: durante i momenti di massima tensione delle vertenze si cerca innanzitutto il massimo di consenso delle comunità locali e qualche volta si sono occupate strade o stazioni ma nulla di più. Il sequestro dei manager non fa parte della nostra cultura oltre a essere illegale e sbagliato. Tuttavia il problema non si supera comprimendo le reazioni alla crisi, ma risolvendo innazitutto i motivi del malcontento che, in buona sostanza, significa difendere l`occupazione.

Difendere l`occupazione significa anche creare le condizioni ideali per la ripresa. Oggi serve soprattutto fiducia e la firma a un accordo sindacale importante come quello sulla riforma dei contratti crea fiducia perchè punta alla stabilità delle relazioni industriali e al rilancio della domanda interna. Insomma, in questo caso i lavoratori sono più penalizzati da un "no" che da un "si".

Ma le regole danno fiducia se sono regole condivise altrimenti possono creare il contrario. Basti solo pensare che avremo due anni di bassa inflazione poi un ritorno a tassi di inflazione più alti come conseguenza delle iniezioni di liquidità di questi mesi. Difendere gli interessi dei lavoratori significa capire già ora che il modello congegnato nell`accordo non reggerà l`urto dei prossimi anni.

Torniamo alla difesa dell`occupazione. Il Governo ha recuperato 8 miliardi per gli ammortizzatorisociali, ma anche in questo caso la Cgil ha detto che non va bene...

Abbiamo solo detto che non sono fondi aggiuntivi ma dirottati da altre inziative; che stanno arrivando con troppo ritardo; che fino a oggi non era ancora chiaro se si poteva prorogare o no la cassa integrazione ordinaria.

Ma proprio oggi (ieri ndr) sono stati firmati i IO protocollo con altrettante regioni, e nei giorni scorsi è stata annunciata la proroga della Cig ordinaria oltre le 52 settimane.

Adesso verificheremo se effettivamente è così e fino a quanto si può allungare, ma in ogni caso gli ammortizzatori devono essere accompagnati da politiche industriali chiare. E evidente che il futuro della Fiat di Pomigliano d`Arco o della Indesit o della Cai non è legato alla più o meno corretta amministrazione della cassa integrazione. Servono politiche di sviluppo, indicazioni su quale debba diventare il futuro industriale.

Che effetto le fa vedere l`amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne che tratta Detroit e sentire il presidente Barack Obama lodare il "turnaround" della Fiat?

Mi fa piacere naturalmente, del resto Marchionne è manager internazionale, ha lavorato in Canada; insomma si muove nel suo ambiente. Ma non vorrei che la questione Fiat finisse tutta ridotta ai rapporti con Chrysler. A noi servono risposte sulle fabbriche italiane: sarebbe un bello smacco se si arrivasse a rilanciare gli impianti in Polonia, Brasile, Serbia e magari anche negli Usa dimenticando quelli a casa nostra.

Ricostruzione in Abruzzo. Lei vorrebbe la tassa sui super-ricchi?

In questi casi la via maestra è sempre una tassa di scopo. E chi la deve pagare? I lavoratori a mille euro? I precari? Per la ricostruzione dell`Abruzzo serviranno molti denari, il Governo non potrà fare le nozze con i fichi secchi.

di Alberto Orioli
Fonte: Il Sole 24 ore


Approfondimenti: Nota Cgil del 27.01.09 sugli effetti dell'accordo separato






venerdì 17 aprile 2009

Ultima firma sull'accordo separato

E' l'ultimo atto. Confindustria riceve Cisl e Uil per siglare l’intesa applicativa della riforma dei contratti. La Cgil partecipa all’incontro, ma non firma.

Non è cambiato niente dal 22 gennaio quando il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, convocò le parti sociali a Palazzo Chigi per chiudere la trattativa. E la stessa sera arrivò l’accordo separato che riscrive il modello contrattuale. Nel frattempo, però, la Cgil porta al tavolo i 3,5 milioni di no raccolti nel referendum tra i lavoratori.

"Con la firma di stasera dell’intesa di attuazione dell’accordo quadro separato del 22 gennaio, per quanto ne sia un atto conseguente, si conferma la scelta di un modello di assetti contrattuali non condiviso dal sindacato più rappresentativo". E' quanto si legge nel testo di una lettera consegnata dal segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, al presidente di Confindustria Emma Marcegaglia.

Camusso (Cgil), confermiamo le ragioni di merito del no
“Confermiamo le ragioni di merito per cui non abbiamo firmato”. Lo assicura la segretaria confederale della Cgil, Susanna Camusso, spiegando che la posizione di Corso Italia è sempre la stessa. “Un accordo è un fatto impegnativo – afferma in un'intervista a rassegna.it –, non si può firmare se non si condividono certe scelte”. Riflette quindi sulle distanze con le altre confederazioni: “Il divario che c’è tra noi è il vero punto della questione”. Commentando l’intervista che il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, ha rilasciato al Corriere della Sera, respinge l’invito a invertire la rotta. “Un’organizzazione non può fare ciò che pensano le altre – a suo giudizio -, se Bonanni è convinto delle sue ragioni, non si capisce perché non va al referendum”. Ma è per tutta la stagione contrattuale, dal pubblico impiego ai meccanici, che la Cisl ha avuto “un atteggiamento incomprensibile”. E incomprensibile è anche negare il valore del referendum Cgil: “In questo modo – a suo giudizio – si nega la titolarità dei lavoratori sulle questioni contrattuali”. Nelle singole categorie, invece, “non c’è uno scenario unico”. La Cgil non presenterà piattaforme separate per i rinnovi di tutti i settori, per esempio Fai, Flai e Uila hanno già firmato rivendicazioni congiunte nel comparto agroalimentare. “Possiamo fare schemi comuni – chiarisce Camusso -, ma questi non possono recepire i contenuti di un accordo che non abbiamo firmato”.

Bonanni, siamo maggioritari, nessuna forzatura

L’accordo senza la Cgil “non è una forzatura”. Questo aveva dichiarato Raffaele Bonanni, offrendo la sua spiegazione: “Da sola la Cisl eguaglia la Cgil per iscritti attivi e insieme a Uil, Confsal, Ugl e altre sigle siamo largamente maggioritari”. La riforma dei contratti per lui è legittima. “Se poi Epifani vuole una consultazione certificata – ha aggiunto -, prima firmi e poi andremo a sentire i lavoratori insieme”.

Angeletti, ci dispiace, ma andiamo avanti lo stesso
Sulla stessa linea il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, che dichiara oggi alle agenzie: “Domani firmeremo l'accordo sui contratti già preso da un anno”. Sulla mancata adesione della Cgil “ci dispiace – spiega –, ma non possiamo fermare il mondo se loro non sono d'accordo”. Corso Italia ha partecipato a tutte le fasi del negoziato, ricorda, e sarà presente fino alla fine “per non dare alibi, hanno detto, alla sedia vuota”.

di Emanuele Di Nicola
Fonte: http://www.rassegna.it

Accordo separato sulla riforma degli assetti contrattuali (22.01.2009)

Accordo interconfederale del 15.04.09 per l’attuazione dell’accordo-quadro del 22.01.2009


Approfondimenti:
- La lettera di G. Epifani a Marcegaglia

- Gallino: "L'accordo separato colpisce il contratto nazionale"




Comunicato stampa SLC: Solidarietà a Santoro e Vauro



COMUNICATO STAMPA

I provvedimenti adottati dal Direttore Generale della Rai nei confronti di “Annozero” sono sbagliati, e ci dispiace dover affermare questo proprio all’esordio del prof. Masi in questo ruolo.

Non c’entra il merito della trasmissione e delle vignette di Vauro, con il quale si può essere d’accordo oppure no, c’entra invece l’avversione che proviamo contro le censure e le pretese di uniformare l’informazione o la comunicazione di idee e opinioni; c’entra il fatto che si censura solo chi critica e non chi nasconde la verità. Se si dovessero adottare criteri di buongusto, o di attendibilità scientifica, o di condivisione maggioritaria (o altro ancora) nei confronti dei prodotti televisivi, gli interventi sarebbero continui. Allora perché adottarne uno solo (quello “politico”)?

Non crediamo che questa sia una linea proficua per la Rai, né che sia giusto pretendere una uniformità di punti di vista in nome del servizio pubblico, il cui pluralismo è, o dovrebbe essere, garantito dall’insieme dei prodotti.

Con questo esprimiamo la nostra solidarietà a Santoro e Vauro, auspicando che il prossimo CdA assuma, sul caso specifico e in generale, orientamenti differenti.


La Segreteria nazionale SLC CGIL





giovedì 9 aprile 2009



Grazie alle lavoratrici e ai lavoratori per la grande

partecipazione al voto per Craipi.

Il 70% degli aventi diritto hanno scelto di esprimersi, questo per noi è già un risultato positivo!!! Questo avvenimento democratico risponde a chi vuole limitare la partecipazione, a chi vorrebbe scegliere per i lavoratori senza il loro consenso.
Vogliamo sottolineare il grande risultato di Milano:
Siamo il primo sindacato in Rai con: il 55% dei consensi (321 voti), 13 Rsu, 2 Rls.
Inoltre, acquisiamo 1 Rsu Rai Way (prima non eravamo presenti).

Per noi tutto questo è una partenza e non un arrivo

Nel paese siamo impegnati in una lotta per: la dignità del lavoro, il diritto a partecipare e scegliere, una più equa distribuzione delle ricchezze. L’abbiamo evidenziato con la grande MANIFESTAZIONE di CIRCO MASSIMO, più di 2.500.000 di donne e uomini in piazza.
In Rai siamo impegnati per modificare la gestione di Craipi. Con il vostro consenso dovremo dare trasparenza al fondo pensione, perché la dignità del lavoro non si ferma con l’ultimo giorno in azienda. Bisogna chiudere bene e nel più breve tempo possibile il Contratto Nazionale, senza storture dell’ultima ora che da più parti si auspicano.
L’ampia partecipazione ci dice che le persone hanno voglia di esprimersi e di scegliere i loro rappresentanti. Noi in questo senso intendiamo impegnarci; nel più breve tempo possibile, se necessario a Contratto Nazionale ancora aperto, vanno indette le elezioni per rinnovare la Rsu e Rls in tutta Italia.
Ci vogliamo misurare sui fatti; vogliamo proporre una fase di rinnovamento, confermando ciò che ha portato dei risultati positivi e dando spazio a nuove realtà: giovani, donne, Tempi Determinati. La nostra organizzazione, in questa delicata fase politica, deve avere la capacità di aggregare e di
includere. Per noi il voto dovrebbe essere concesso a tutti i lavoratori Rai, si dovrebbero poter candidare tutti coloro che hanno una prospettiva di continuità, perché quest’azienda li riguarda, ne fanno parte.

La SLC CGIL ha bisogno di esperienza e di nuova energia.
Abbiamo tanto da fare…. Buon lavoro a tutti….

Coordinatore Nazionale Rai
Alessio De Luca



Comunicato Slc Cgil 9 aprile 2009

DOPO IL CORSERA ANCHE ALLA RAI MILANO

I LAVORATORI PREMIANO SLC CGIL


Dopo l’ottimo risultato nelle recenti elezioni per il rinnovo delle RSU del Corriere della Sera anche i lavoratori RAI di Milano votano SLC CGIL.

Infatti dei 583 lavoratori RAI che si sono recati alle urne, 321 (il 55%) hanno votato la lista SLC CGIL conquistando 13 delegati (+2) e la maggioranza assoluta dei 23 componenti della RSU.

Alla CISL spettano 3 seggi (-1) e 1 alla UIL (-1), mentre è sostanzialmente stabile il dato complessivo dei sindacati autonomi.

Infine per la prima volta entra nella RSU di RAIWAY 1 delegato (su 3) di SLC CGIL.

Soddisfazione per l’ottimo risultato conseguito nelle votazioni, in particolar modo tra i lavoratori precari, viene espresso da Emilio Miceli e Santino Pizzamiglio, segretari generali nazionale e milanese di SLC CGIL, che aggiungono: “sarà nostro impegno prioritario utilizzare la rappresentanza che i lavoratori di RAI Milano ci hanno consegnato promuovendo con forza e determinazione tutte quelle iniziative utili al rilancio del centro di produzione, soprattutto in vista dell’Expo 2015, aumentando gli investimenti di qualità, migliorando il prodotto RAI, ridimensionando le produzioni esterne e rilanciando le proprie capacità produttive e professionali oggi presenti”.

Inoltre, questo straordinario risultato, è frutto sia del lavoro profuso in questi anni dai nostri delegati sia dalle scelte sindacali della nostra confederazione.

Infine, sottolineano i due dirigenti di SLC, va perseguito con tenacia l’obiettivo di liberare il servizio pubblico dalle pastoie della burocrazia e dalla gogna della lotizzazione partitica.


Milano, 9 aprile ’09



sabato 4 aprile 2009

Circo Massimo, la Cgil si prende Roma


Giornata importante, questo 4 aprile in cui la Cgil torna al Circo Massimo dopo sette anni e lo riempie. Ma una giornata senza retorica, piena di bandiere e pure di concretezza. Così il segretario generale, Guglielmo Epifani, prendendo la parola dinanzi al “popolo della Cgil”, parla chiaro ma senza pessimismo: “Non dobbiamo avere paura della crisi, dobbiamo guardarla in faccia”. E si dice convinto: “questa manifestazione parla al futuro, non dobbiamo lasciare indietro nessuno”. Ma la richiesta al governo e a Berlusconi (fischiatissimo) è senza equivoci: subito un tavolo per affrontare la crisi, subito misure contro la disoccupazione di tutti i lavoratori, precari e dipendenti. Un tavolo con Cisl e Uil, senza spaccature tra sindacati, “perché la crisi riguarda tutti”

Leggi la sintesi dell'intervento di Epifani




Clicca due volte sui filmati per visualizzarli