SLC CGIL Nazionale

venerdì 28 maggio 2010

Comunicato Slc Cgil nazionale (28.05.2010)



Comunicato


La nostra abitudine è quella di commentare dopo avere letto i documenti, e questo è quanto avremmo fatto anche stavolta, rispetto al cosiddetto Piano industriale della Rai.
Tuttavia tre fatti concomitanti ci spingono a fare eccezione:
• l’indisponibilità aziendale a consegnare alle OO.SS. il Piano preventivamente all’incontro del 4 giugno con il Direttore Generale,
• la dinamica dell’incontro che si è svolto il 27 maggio sui Tempi Determinati,
• infine l’uscita sull’Espresso di notizie in anteprima su quello che leggiamo essere non un vero e proprio Piano industriale, ma delle più modeste “Linee guida”.
Dalle anticipazioni giornalistiche emergerebbe una linea aziendale del tutto contraria al pieno e razionale utilizzo delle capacità produttive interne e alla razionalizzazione dei costi esterni (appalti e collaborazioni). Inoltre non sarebbero presenti iniziative mirate alla valorizzazione del patrimonio (ad esempio Teche e Raiway) in un quadro di dinamizzazione del mercato nazionale e internazionale del settore radiotelevisivo, ma riemergerebbe invece l’idea di cessione della rete e di chissà quali altre esternalizzazioni.
Alla luce di queste anticipazioni, anche le proposte aziendali sui T.D. che al momento dell’accordo del 2008 non avevano i requisiti per l’ingresso in fascia A o in fascia B - imperniate sulla introduzione di un doppio regime sul turno notturno e sull’eliminazione di alcune maggiorazioni per i lavoratori a tempo determinato non rientranti in fascia A (mentre per quelli di fascia B l’azienda ipotizza il “congelamento” di tali istituti)- assumono una valenza particolarmente allarmante.
Infatti non solo tale idea sottende la logica di far pagare i più deboli, di per sé inaccettabile, ma anche di “investire” fortemente sull’allontanamento dal lavoro dei più costosi lavoratori “anziani”, per rinnovare (e ridurre) la forza lavoro della Rai ottenendo un minor costo sia complessivo sia unitario.
La disponibilità aziendale ad anticipare le assunzioni dei T.D. già previste, non riesce a mitigare il senso di questa operazione. Infatti, di fronte alla nostra proposta di sopperire alle necessità occupazionali con normali modalità di assunzione per le figure professionali i cui bacini siano esauriti, l’azienda risponde in sostanza di no. “Teme di turbare un principio di equità” tra coloro che stanno in coda (cioè le tipologie professionali abbondanti nei bacini) e coloro che sarebbero assunti mediante selezione o assestement (cioè le tipologie esaurite nei bacini).
Temiamo che la ragione vera sia un’altra: il disinvestimento nelle professionalità e nelle tecnologie è la porta aperta alle esternalizzazioni.
A nostro giudizio è una politica sbagliata, che aggrava anziché risolvere il problema economico della Rai. Abbiamo ribadito la disponibilità ad esaminare il problema dei costi, di tutti i costi, compreso quello del lavoro, sia in occasione del confronto sul Piano industriale sia in sede di rinnovo contrattuale da avviare subito, aprendo anche alla possibilità di vincolare l’operatività del nuovo accordo sui T.D. al rinnovo contrattuale stesso.
Noi riteniamo che l’equilibrio non si possa raggiungere ragionando di singoli settori, il costo da comprimere a nostro avviso non è quello del lavoro, piuttosto vanno prima fatte partire operazioni di riduzione degli sprechi e dei costi esterni. Un primo banco di prova per misurare la reale disponibilità aziendale lo avremo in queste settimane a partire dal lavoro del Gruppo di Lavoro sugli Appalti e Consulenze.
A nostro avviso, le lavoratrici ed i lavoratori della Rai si stanno dimostrando molto più responsabili e consapevoli del proprio compito dei loro dirigenti, lo hanno dimostrato nelle iniziative e nei momenti di confronto, sanno che la salute dell’azienda è determinante per il loro futuro e per quello del Servizio Pubblico.
Da parte nostra, non accetteremo uno sforzo unidirezionale, non accetteremo che una mano di vernice copra tutte le mancanze i difetti di una gestione che sta portando la Rai sul filo del precipizio.
La Rai è una fabbrica di sapere e intrattenimento che va riavviata, questo dando respiro e qualità professionale per consentirle di essere nuovamente punto di riferimento per i cittadini. Lo “svuotamento” delle professionalità e dei mestieri è quello che non vogliamo, lo abbiamo chiaramente espresso nell’incontro del 27 maggio sui TD.
Sono proprio i TD, gli ultimi assunti, i “giovani” che determineranno la qualità del futuro dell’azienda, per questo non possono essere discriminati o avviliti nelle loro giuste aspettative.
Dobbiamo registrare che non tutte le OO.SS. hanno tenuto la stessa posizione durante l’incontro. Tuttavia consci della rilevanza del tema, siamo convinti che fino in fondo vada tenuto in piedi il tavolo unitario e che vadano esplorate tutte le soluzioni per ottenere il risultato più avanzato.
In conclusione, con tutte le altre OO.SS., ci siamo dati un appuntamento unitario a subito dopo l’incontro con il D.G. per trovare con i rispettivi Coordinamenti Nazionali il giusto percorso da condividere.

Roma, 28 maggio 2010
Slc Cgil Nazionale


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