SLC CGIL Nazionale

martedì 27 aprile 2010

Comunicato Rsu Rai Milano (26.04.2010)

RAI Milano
dall’ASSEMBLEA GENERALE alla MOBILITAZIONE GENERALE:
impressioni e proposte

È sotto gli occhi di tutti il controverso periodo che la RAI sta attraversando, un periodo problematico dal punto di vista industriale, editoriale, tecnologico. Non passa giorno che non venga messo in discussione la principale missione di questa Azienda: il Servizio Pubblico.
Di fronte a questo stato di cose, l’Assemblea Generale è servita per informare i lavoratori, e nello stesso tempo cercare delle risposte alle domande importanti che da molto tempo ci stiamo ponendo riguardo alla sopravvivenza della RAI.
Al momento di risposte non ce ne sono e per due motivi essenziali: la RAI è in uno stato economico-finanziario decisamente preoccupante e le relazioni Azienda-Sindacato sono praticamente inesistenti, sia a livello nazionale che a livello locale se parliamo di Milano. Con tutte le buone intenzioni da parte dei sindacati e, soprattutto, dei lavoratori, risulta ormai evidente l’assenza di strategie della “governance” aziendale nel definire un piano di sviluppo capace di affrontare la crisi in atto.
Visto da Milano, l’ultimo incontro con la delegazione aziendale, avvenuto giovedì 15 aprile, ha messo in evidenza la “paralisi” e l’impossibilità della RAI ad affrontare degnamente un tavolo di confronto sindacale con la RSU RAI Milano, tanto da ritrattare le proprie decisioni sottoscritte in accordi precedenti.
Questo comportamento, al limite dell’insolenza, ha portato alla rottura delle trattative, e la responsabilità è da ritenersi completamente a carico dell’Azienda.
Non basterebbero due pagine per elencare e spiegare le motivazioni addotte. È sufficiente elencare per titoli citando anche il comunicato della RSU del 16 aprile:
- investimenti tecnologici più volte dichiarati, promessi, messi a bilancio, imandati e poi spariti;
- una negativa politica delle assunzioni, del turnover, del reperimento del personale mediante selezione, di incremento dei TD per ragioni tecnicoorganizzative;
- una mancata valorizzazione delle risorse umane e il forte timore di riduzione, dismissione, esternalizzazione di alcuni settori produttivi e no dell’Azienda;
- i “mutevoli” e dimenticati problemi connessi a tutta una serie di settori partendo da quello impiegatizio, passando per quelli delle Riprese Esterne e degli Studi, per finire a quelli della Radiofonia.
Problematiche da sanare che, sistematicamente per una ragione o per l’altra, non trovano soluzione.
Tornando a parlare della RAI in generale, evidenziamo molte “crepe" nell’edificio aziendale. La più evidente che ha fatto scattare l’interesse e la coesione dei lavoratori è la mancata erogazione del premio di risultato (PdR). Basterebbe ricordare la rassegna stampa del giorno dopo dove alcuni articoli hanno raccontato l’autoconvocazione dei 500 lavoratori nel palazzo direzionale di Viale Mazzini.
Argomento sì molto concreto ma, se vogliamo utilizzare una metafora, è la cosiddetta “punta dell’iceberg”. Questo significa che il 90% del problema rimane sommerso e, quindi, estremamente pericoloso.
È fortemente auspicabile che questo momento di catarsi si tramuti in qualcosa
di consistente e ci porti a costruire un progetto concreto che coinvolga tutti i lavoratori.
Tutto ciò indipendentemente dall’erogazione del PdR. È assolutamente necessario non farsi condizionare da questo aspetto perché è un falso obiettivo: una volta risolta la questione del premio, tutto il resto continuerà ad essere tale. E, quindi, anche il malgoverno della RAI, le responsabilità oggettive dello stato in cui versa,
fuori da quelli che sono i reali problemi che stanno all’origine: l’ingerenza continua e spregiudicata della politica dei partiti, una legge che ha destabilizzato ulteriormente la struttura del governo dell’Azienda, il mercato televisivo in fortissimo cambiamento ed estremamente affamato di risorse economiche e finanziarie, l’impossibilità di controllare concretamente dove sono gli sprechi, una politica editoriale totalmente sbilanciata a favore delle Società di Produzione esterne, un mercato del lavoro sostenuto da un quadro normativo complesso e spesso molto interpretativo che, di fatto, divide il fronte dei lavoratori perché, come succede per gli appalti, quando si è nella condizione di precarietà (ne sanno qualcosa anche i nostri TD) è facile essere sotto il giogo del ricatto.
LE ASSEMBLEE GENERALI di Milano hanno prodotto le seguenti proposte:
- definire una serie di eventi che permettano di rendere visibile esternamente il
disagio dei lavoratori della RAI, sollecitando l’interesse dei mass-media e dell’opinione pubblica;
- costruire un percorso comune di rivendicazione con i giornalisti (Usigrai);
- costituire il “Comitato di Crisi” come se fosse una cabina di regia per rendere operative le varie azioni di lotta e/o di manifestazioni di interesse pubblico come, ad esempio, un convegno. Per elevare il livello organizzativo e rappresentativo del “Comitato di Crisi” dovremmo includere le Segreterie territoriali e, sarebbe auspicabile, anche con figure rappresentative di supporto
della società civile che credono ancora alla RAI come il Servizio Pubblico per eccellenza;
- ricostruire il senso di appartenenza fra tutti i lavoratori della RAI rendendo il
tutto visibile (per esempio con gadget e t-shirt) e, anche, con la presenza esplicita sul territorio di presidi temporanei;
- cercare di coinvolgere anche le altre Sedi della RAI;
- fare pressione sulle Segreterie Nazionali affinché si attivino per arrivare ad un percorso condiviso.
E’ fondamentale che NON VI SIA una platea di lavoratori che attendono passivamente i risultati di queste iniziative; se accettiamo l’idea del “Comitato di Crisi” come di una cabina di regia in grado di realizzare dei progetti, è dunque imprescindibile che i singoli lavoratori aderiscano alle decisioni prese all’interno di questo organismo, naturalmente previa discussione ed illustrazione delle iniziative stesse. L’obiettivo è sempre lo stesso: fare uscire la situazione RAI allo scoperto, liberandola da quel denso velo di omertà che in Italia sembra spesso accompagnare i tentativi di smantellamento delle aziende, alimentato il più delle volte dal silenzio impotente di chi vi lavora.

RSU RAI MILANO
sito internet: www.rsuraimilano.it
e-mail: mail@rsuraimilano.it

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