VERSO IL XVI CONGRESSO DELLA CGIL
APPELLO PER UN REALE RINNOVAMENTO GENERAZIONALE
APPELLO PER UN REALE RINNOVAMENTO GENERAZIONALE
“Servono fatti, non pugnette”
Paolo Cevoli – attore comico Zelig
Paolo Cevoli – attore comico Zelig
L’Italia è un Paese malato perché è un paese vecchio. La classe dirigente politica, imprenditoriale e sindacale ha abbondantemente superato i 50 e i 60 anni ed è figlia - nella stragrande maggioranza dei casi - delle consorterie, delle burocrazie, delle reti familistiche. In Italia tutto si muove secondo il principio della coptazione basata sulla fedeltà al capo di turno e non sul merito, le differenze, le conoscenze, le intelligenze, la voglia di innovare e progettare il futuro. Di questo male oscuro soffriamo tutti, CGIL compresa.
Siamo tutti presi dalla retorica dei “giovani e del rinnovamento”; scriviamo pagine piene di buone intenzioni, ma poi – scendendo per i rami dell’organizzazione, nelle Camere del Lavoro e nelle Federazioni provinciali di categoria - siamo poco impegnati, nel concreto, a sburocratizzare, a rinnovare segreterie e gruppi dirigenti, ad imporre un reale ricambio generazionale. Se mai la Conferenza di organizzazione aveva dato un impulso, questo non è mai stato messo in pratica: pochi sparuti casi di rinnovamento non sono diventati la regola, ma solo un’eccezione. Le scelte approvate nel documento e contenute nelle delibere sono state volutamente disattese e l’attuale gruppo dirigente della CGIL non è apparso essere in grado di fare alcunché affinché ciò non accadesse. Non vi è stata nessuna scelta politica chiara dell’organizzazione nazionale nel chiedere impegni precisi alle strutture rispetto a quanto deciso. Abbiamo lasciato sulla carta scelte che potevano dare un impulso vero e forte all’avvicinamento di giovani alla nostra organizzazione a tutti i livelli. Se per gli altri contenuti della conferenza abbiamo preteso dalle strutture un comportamento che rispettasse quanto assunto, lo stesso non abbiamo fatto sui giovani.
E’ opportuno fare scelte chiare che riguardano anche le piattaforme contrattuali e gli accordi che firmiamo. Non possiamo non dirci che anche su questo, nella maggior parte delle ultime vertenze e rinnovi contrattuali, abbiamo dato l’idea di non interessarci dei giovani e soprattutto dei precari. Stesso ragionamento possiamo farlo sulle politiche messe in campo sul tema previdenziale e sul welfare state nel suo complesso. Con troppa leggerezza infatti si è messa in campo una politica che inevitabilmente metterà a rischio le pensioni delle nuove generazioni. Troppo poco si fa per allargare un sistema di tutele volto all’inclusione dei soggetti più deboli e all’estensione di diritti di cittadinanza quali ad esempio il diritto all’abitare e alla assistenza per le giovani famiglie.
Prendiamone atto tutti insieme e comportiamoci di conseguenza. Partendo da noi: praticando quanto predichiamo.
L’età media dei gruppi dirigenti della CGIL è abbondantemente sopra i 50 anni; in molte strutture confederali e di categoria la regola degli 8 anni ha prodotto solo una costante moltiplicazione di incarichi o la rotazione tra strutture diverse delle stesse compagne e compagni; negli organismi direttivi, nelle segreterie nazionali e in quelle delle grandi realtà metropolitane il quadro è desolante.
Le difficoltà di questa fase, per la CGIL, i rischi di isolamento sono allora anche figli delle difficoltà generazionali, dell’incapacità di sbloccare l’organizzazione, di aprire un dibattito che impedisca che il prossimo congresso si riduca alla mera conta tutta interna ad una generazione.
Il congresso non è ancora iniziato e già si vedono prevalere modelli organizzativi, linguaggi e logiche vecchie e obsolete; soprattutto rischia di prevalere una dinamica che terrà ancora bloccata la nostra organizzazione nel suo rinnovamento generazionale. Come una Chiesa millenaria, di fronte alle profonde novità emerse dalla crisi produttiva, sociale e culturale degli ultimi anni, il rischio più grande che abbiamo di fronte è infatti la tentazione di richiuderci in vecchi riti, di serrare le fila, di auto assolverci.
Eppure una nuova generazione sta emergendo dai luoghi di lavoro, con un bagaglio di conoscenza, di voglia di sperimentare e di mettersi in gioco enorme: una generazione che facciamo fatica ad intercettare. E anche quando ciò avviene (penso all’esperienza personale fatta nei call center), producendo anche ottimi delegati e delegate, generosi e coraggiosi, non siamo poi in grado di offrire loro percorsi ed esperienze dentro l’organizzazione che siano positivi, che ne riconoscano valore ed originalità. Ragazze e ragazzi che già oggi, in moltissimi casi, risulterebbero più preparati e più capaci di tanti segretari e di tanti “dirigenti”.
Per queste ragioni ritengo non sia più il tempo solo dei “buoni propositi”, per queste ragioni ritengo che il prossimo congresso debba operare un “rinnovamento forzato” della nostra organizzazione, con strumenti chiari ed esigibili, con vincoli concreti e senza “scappatoie”.
In particolare propongo ai firmatari della mozione/mozioni un “lodo rinnovamento” che obblighi tutti i livelli dell’organizzazione a:
- destinare in termini strutturali almeno il 5% delle risorse, a tutti i livelli della CGIL e delle categorie, alla promozione di quadri under 35. Sto parlando di ore di permesso, distacchi (totali o parziali), rimborsi, formazione mirata. Un 5% del bilancio da spendere, che va reso pubblico fino all’ultimo euro sui siti dell’organizzazione e che va certificato dalle istanze di controllo superiori;
definire in modo chiaro ed ineludibile nei regolamenti la scelta di destinare, in termini straordinari per i prossimi 2-3 anni, le risorse dei fondi di reinsediamento (qualche milione di euro) esclusivamente a progetti che mettano in capo a giovani quadri il rilancio della specifica struttura o presenza sindacale;
- darsi il vincolo all’interno dello Statuto delle quote “verdi” del 20% per tutti i comitati direttivi a tutti i livelli dell’organizzazione;
- darsi il vincolo statutario di inserire in ogni segreteria di struttura (che abbia una percentuale di iscritti giovani pari o superiore al 5%), a qualsiasi livello, almeno un componente under 35.
Personalmente voterò – e se qualche compagna o compagno dovessero chiedermi un parere – inviterò a votare per chi si riconosce in queste critiche e sosterrà questi punti programmatici. Basta con le parole e con i buoni propositi, servono scelte chiare e proposte che divengano vincoli positivi.
Siamo tutti presi dalla retorica dei “giovani e del rinnovamento”; scriviamo pagine piene di buone intenzioni, ma poi – scendendo per i rami dell’organizzazione, nelle Camere del Lavoro e nelle Federazioni provinciali di categoria - siamo poco impegnati, nel concreto, a sburocratizzare, a rinnovare segreterie e gruppi dirigenti, ad imporre un reale ricambio generazionale. Se mai la Conferenza di organizzazione aveva dato un impulso, questo non è mai stato messo in pratica: pochi sparuti casi di rinnovamento non sono diventati la regola, ma solo un’eccezione. Le scelte approvate nel documento e contenute nelle delibere sono state volutamente disattese e l’attuale gruppo dirigente della CGIL non è apparso essere in grado di fare alcunché affinché ciò non accadesse. Non vi è stata nessuna scelta politica chiara dell’organizzazione nazionale nel chiedere impegni precisi alle strutture rispetto a quanto deciso. Abbiamo lasciato sulla carta scelte che potevano dare un impulso vero e forte all’avvicinamento di giovani alla nostra organizzazione a tutti i livelli. Se per gli altri contenuti della conferenza abbiamo preteso dalle strutture un comportamento che rispettasse quanto assunto, lo stesso non abbiamo fatto sui giovani.
E’ opportuno fare scelte chiare che riguardano anche le piattaforme contrattuali e gli accordi che firmiamo. Non possiamo non dirci che anche su questo, nella maggior parte delle ultime vertenze e rinnovi contrattuali, abbiamo dato l’idea di non interessarci dei giovani e soprattutto dei precari. Stesso ragionamento possiamo farlo sulle politiche messe in campo sul tema previdenziale e sul welfare state nel suo complesso. Con troppa leggerezza infatti si è messa in campo una politica che inevitabilmente metterà a rischio le pensioni delle nuove generazioni. Troppo poco si fa per allargare un sistema di tutele volto all’inclusione dei soggetti più deboli e all’estensione di diritti di cittadinanza quali ad esempio il diritto all’abitare e alla assistenza per le giovani famiglie.
Prendiamone atto tutti insieme e comportiamoci di conseguenza. Partendo da noi: praticando quanto predichiamo.
L’età media dei gruppi dirigenti della CGIL è abbondantemente sopra i 50 anni; in molte strutture confederali e di categoria la regola degli 8 anni ha prodotto solo una costante moltiplicazione di incarichi o la rotazione tra strutture diverse delle stesse compagne e compagni; negli organismi direttivi, nelle segreterie nazionali e in quelle delle grandi realtà metropolitane il quadro è desolante.
Le difficoltà di questa fase, per la CGIL, i rischi di isolamento sono allora anche figli delle difficoltà generazionali, dell’incapacità di sbloccare l’organizzazione, di aprire un dibattito che impedisca che il prossimo congresso si riduca alla mera conta tutta interna ad una generazione.
Il congresso non è ancora iniziato e già si vedono prevalere modelli organizzativi, linguaggi e logiche vecchie e obsolete; soprattutto rischia di prevalere una dinamica che terrà ancora bloccata la nostra organizzazione nel suo rinnovamento generazionale. Come una Chiesa millenaria, di fronte alle profonde novità emerse dalla crisi produttiva, sociale e culturale degli ultimi anni, il rischio più grande che abbiamo di fronte è infatti la tentazione di richiuderci in vecchi riti, di serrare le fila, di auto assolverci.
Eppure una nuova generazione sta emergendo dai luoghi di lavoro, con un bagaglio di conoscenza, di voglia di sperimentare e di mettersi in gioco enorme: una generazione che facciamo fatica ad intercettare. E anche quando ciò avviene (penso all’esperienza personale fatta nei call center), producendo anche ottimi delegati e delegate, generosi e coraggiosi, non siamo poi in grado di offrire loro percorsi ed esperienze dentro l’organizzazione che siano positivi, che ne riconoscano valore ed originalità. Ragazze e ragazzi che già oggi, in moltissimi casi, risulterebbero più preparati e più capaci di tanti segretari e di tanti “dirigenti”.
Per queste ragioni ritengo non sia più il tempo solo dei “buoni propositi”, per queste ragioni ritengo che il prossimo congresso debba operare un “rinnovamento forzato” della nostra organizzazione, con strumenti chiari ed esigibili, con vincoli concreti e senza “scappatoie”.
In particolare propongo ai firmatari della mozione/mozioni un “lodo rinnovamento” che obblighi tutti i livelli dell’organizzazione a:
- destinare in termini strutturali almeno il 5% delle risorse, a tutti i livelli della CGIL e delle categorie, alla promozione di quadri under 35. Sto parlando di ore di permesso, distacchi (totali o parziali), rimborsi, formazione mirata. Un 5% del bilancio da spendere, che va reso pubblico fino all’ultimo euro sui siti dell’organizzazione e che va certificato dalle istanze di controllo superiori;
definire in modo chiaro ed ineludibile nei regolamenti la scelta di destinare, in termini straordinari per i prossimi 2-3 anni, le risorse dei fondi di reinsediamento (qualche milione di euro) esclusivamente a progetti che mettano in capo a giovani quadri il rilancio della specifica struttura o presenza sindacale;
- darsi il vincolo all’interno dello Statuto delle quote “verdi” del 20% per tutti i comitati direttivi a tutti i livelli dell’organizzazione;
- darsi il vincolo statutario di inserire in ogni segreteria di struttura (che abbia una percentuale di iscritti giovani pari o superiore al 5%), a qualsiasi livello, almeno un componente under 35.
Personalmente voterò – e se qualche compagna o compagno dovessero chiedermi un parere – inviterò a votare per chi si riconosce in queste critiche e sosterrà questi punti programmatici. Basta con le parole e con i buoni propositi, servono scelte chiare e proposte che divengano vincoli positivi.
Alessandro Genovesi – Segretario Nazionale SLC-CGIL
Ps: per chi volesse sostenere questa proposta può scrivere a:
rinnovamentocgil@libero.it
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