Spett .le
Il Sole 24 Ore
c.a.
Dott. Carlo Festa
Direttore
Dott.Ferruccio De Bortoli
Egregi Signori, Vi scriviamo in merito all’articolo pubblicato sulla vostra testata, il giorno 25 gennaio 2012, a firma di Carlo Festa, dal titolo “Le banche riaprono il Dossier Rai Way – torna d’attualità il Piano di scorporo delle antenne di Viale Mazzini”.
Sulla questione vi sono una serie di versioni infinite: il Coordinamento Unitario dei lavoratori Rai Way vi chiede uno spazio in cui poter esprimere il nostro punto di vista: ne saremmo felici e potremmo provare a capire quale sarà il futuro della nostra azienda e quindi anche il nostro.
È noto a tutti che l’idea di cedere Rai Way, l’azienda del Gruppo Rai che gestisce gli impianti trasmittenti, arriva da lontano, che tale progetto, ideato per la prima volta sotto il Governo D’Alema, si arenò all’arrivo del centro destra e la promulgazione della Legge Gasparri. Che tale progetto era stato ripreso, anche se in versione modificata – cioè con la cessione dei soli impianti trasmittenti e relativo personale, per un valore richiesto di 300 milioni di euro (ben 200 milioni in meno del costo sostenuto dalla Rai per il passaggio al digitale terrestre) - nel Piano Industriale 2010/2012 proposto dall’allora Direttore Generale, Mauro Masi, e votato all’unanimità dal Consiglio di Amministrazione.
Ora, anche per il vostro articolo, a noi lavoratori Rai Way, che abbiamo scioperato per ben due volte nell’ultimo anno insieme a tutti i nostri colleghi Rai, anche contro questa scelta industriale, non tornano i conti: vorremmo infatti capire quale sia la reale posizione dell’attuale Direttore Generale, Lorenza Lei.
Sappiamo da fonte sindacale essersi svolto in Rai, il 18 gennaio 2012, alla presenza del Direttore Generale e Segreterie Nazionali Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil, Ugl Telecomunicazioni, Snater e Libersind-ConFsal un incontro in cui il direttore ha affermato quanto segue: “Rai Way è patrimonio strategico della RAI considerate anche le ingenti risorse investite per la
digitalizzazione (500 milioni di euro a fine Swich-off), spingendosi a chiedere sindacati una pressione comune ai ministeri competenti, affinché si esprimano negativamente sulla vendita delle torri ”.
Risulta evidente a tutti che vi è, tra la vostra versione espressa nel vostro articolo e quella del sindacato (ribadita in un comunicato stampa diramato il 27 gennaio u.s.) una totale contraddizione: il punto è che non ci sono giunte voci di smentite né rispetto al Vostro articolo né rispetto a quanto affermato in un comunicato stampa dai sindacati che riprende le parole del D.G. RAI.
Dopo anni di incertezza, noi vorremmo avere una risposta definitiva su quali siano le reali determinazioni dei vertici Rai rispetto agli impianti con cui il servizio pubblico può trasmettere la sua programmazione.
Crediamo che tale quesito non sia irrilevante per il paese e per la libertà di espressione e informazione, crediamo che non sia irrilevante per le casse della Rai e dello Stato.
Economicamente, come più volte è stato esplicitato dal Sindacato in molteplici sedi tra cui la Commissione Parlamentare di Vigilanza Rai, RaiWay continua ad essere l'azienda sempre in attivo, che ha azzerato i costi per appalti e che ha forti ricavi commerciali dall’affitto degli impianti e la gestione dei clienti.
La mancanza di chiarezza del Direttore Generale e delle istituzioni, in quanto permane ferma la proposta di cessione inviata dal Direttore Mauro Masi quasi due anni fa ai Ministeri competenti, Tesoro e Sviluppo Economico, ci impedisce di lavorare con serenità ed a Rai Way di fare, in una dialettica con il sindacato, quelle scelte industriali che potrebbero essere fondamentali per il futuro dell’Azienda e dell’intero Gruppo Rai e del servizio pubblico in generale.
La rete e le professionalità che da anni la gestiscono e la ampliano , hanno un valore enorme sia economico che industriale, e risulterà ovvio, anche ai non addetti, che senza rete nessuna emittente può trasmettere.
Purtroppo nella nostra Azienda non si capisce quali scelte industriali verranno fatte e se queste siano dettate dal reale interesse della Rai e del servizio pubblico a favore dei cittadini che pagano il canone.
Per noi è evidente cosa andrebbe fatto, lo diciamo con chiarezza: non siamo disponibili a rinunciare all’asset degli impianti trasmittenti, non siamo disponibili a lasciare la nostra azienda e per questo ci siamo battuti e continueremo a batterci, vorremmo però che la nostra voce emergesse e che trovasse tra le vostre pagine delle risposte adeguate e magari il pronunciamento chiaro del vertice aziendale.
Il Coordinamento Unitario dei lavoratori Rai Way
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