SLC CGIL Nazionale

martedì 7 dicembre 2010

Interrogazione parlamentare dell'IDV



Premesso che:

nel 2000 la Rai sciolse la Divisione "Trasmissione e Diffusione", dando vita alla Consociata Raiway, facendo confluire al suo interno le 2300 stazioni trasmettenti ed il personale di manutenzione e progettazione, con l’intento di destinarne al mercato il 49%, per finanziare la digitalizzazione degli impianti di produzione TV;

la multinazionale Crown Castle, interessata al collocamento sul mercato delle stazioni trasmittenti, elaborò una proposta d'acquisto della somma di 413 mil di euro, in ragione della quotazione per l’intero asset in 905 mil di euro. L'operazione industriale relativa alla cessione dell’asset fu bloccata dall'allora Ministro delle Comunicazioni Sen. Maurizio Gasparri, poiché considerato strategico per la Rai;

il direttore generale Masi, nel proprio piano industriale, ha stimato un ricavo di 300 milioni di euro derivante dalla vendita dell’intero asset, ossia meno della metà dell’importo che sarebbe stato riscosso dalla Rai con la vendita del solo 49% e che le avrebbe consentito un cospicuo autofinanziamento, mantenendo comunque la quota di maggioranza dell’azienda;

Raiway costa alla capogruppo 230 mil. l’anno, ma ricava da terzi una somma compresa tra i 60 e 100 mil di euro ed inoltre sta investendo 120 mil di euro per la conversione della rete al digitale terrestre. Rai Way ha beneficiato di finanziamenti pubblici (legge 488/92) e continua a beneficiarne (dm 2007.08.02), utilizzandoli anche per il potenziamento di quello che il piano industriale definisce “asset passivi”;

Il Ministero dello sviluppo economico ha dato il via all’asta delle frequenze derivanti dal riassetto delle concessioni analogiche che comporterà l’assegnazione di almeno 5 frequenze nazionali. Pertanto, i nuovi gruppi editoriali assegnatari avranno la necessità di rivolgersi ad un operatore di rete, ruolo che Rai Way, avendo la rete italiana più capillare per la copertura della popolazione nazionale, potrebbe svolgere mediante il sistema “towers rental” arrivando così, a triplicare i suoi ricavi, senza che questo comporti un aumento dei costi fissi finanziandosi per soddisfare le esigenze di diffusione e di trasmissione dei programmi della Rai. L’appetibilità dell’asset è dimostrata dal fatto che la maggior manifestazione d’interesse all’acquisto, proviene dall’gruppo editoriale principale concorrente della Rai;

Il piano industriale, approvato all’unanimità dal CDA Rai su proposta del DG, prevede, oltre ad una serie di esternalizzazioni, la cessione delle torri di trasmissione di proprietà di Rai Way poiché, a Loro avviso, facenti parte di attività ”no-core”. Nel piano industriale, le torri, sono definite ”Asset passivi”

Considerato che

l’attuale situazione d’indebitamento della Rai, che chiuderà il bilancio 2010 con un passivo compreso tra i 118-130 milioni di euro, sommati al passivo dei precedenti esercizi, porterà l’azienda a una pesante esposizione finanziaria pari a circa 250 milioni di euro. Per fare fronte a ciò, il Direttore generale è riuscito ad operare una riduzione dei costi tramite tagli al turn over, alle utenze mobili, alle auto blu, alle trasferte del personale, a consulenze ed appalti con un presunto risparmio di 10 milioni di euro;

l’attuale esposizione finanziaria della Rai, la riduzione dei ricavi conseguente alle scelte strategiche dell’attuale management e vista l’impossibilità di aumentare i ricavi pubblicitari fissati per legge;

la richiesta di nulla-osta alla vendita delle torri, sarebbe stata effettuata dall’attuale Direttore generale ai ministeri competenti ;
si chiede di sapere:

- se non si ritenga necessario riconsiderare l’autorizzazione alla cessione delle torri, in coerenza con la decisione del Ministro Gasparri che bloccò la vendita del solo 49% per: "l'interesse a mantenere in capo alla Rai impianti di un così rilevante interesse strategico anche per la sicurezza; i dubbi circa la congruità del valore attribuito agli impianti, che risulta eguale a quello attribuito dall'IRI nel 1991; la pesante portata dei patti parasociali che assegnavano al socio di minoranza poteri di indirizzo addirittura superiori a quelli della Rai, socio di maggioranza” (resoconto stenografico, Senato, 8° commissione permanente (lavori pubblici, comunicazioni) seduta dell’13-11-2001);

- in ragione della valutazione delle eventuali conseguenze della vendita delle torri rispetto all’attuale grave esposizione finanziaria, alla rinuncia dei probabili ricavi, alla perdita del controllo di un asset strategico, all’attuale valore stimato ed ai costi dovuti all’operatore terzo per tutti i servizi di diffusione, trasmissione, collegamento, fonia ecc., svolti da Rai WAY.

- se non si ravvisi il rischio di fallimento dell’azienda di servizio pubblico, poiché, qualora si alienasse l’asset, il valore derivante da tale vendita sottratti i costi dovuti all’operatore terzo, darebbe liquidità solo fino al 2012.


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