DOCUMENTO SINDACALE
CONSEGNATO DURANTE L’AUDIZIONE IN COMMISSIONE DI VIGILANZA RAI
Illustrissimo Presidente,
intanto La ringraziamo per la disponibilità dimostrata ricevendoci.
Sicuramente saprà della piena riuscita dello Sciopero generale dei lavoratori della Rai del giorno 10 dicembre u.s.
Vogliamo però sottolineare l’importante risultato di partecipazione: ben l’85% della popolazione dipendente, compresi i lavoratori a tempo determinato, ha partecipato all’astensione dal lavoro.
Inoltre, si è svolta una grande, pacifica e colorata manifestazione sotto Viale Mazzini, con la presenza di circa 1500 lavoratori.
Questa, Presidente (Lei lo sa bene), è forse la più grande e partecipata iniziativa di protesta dei lavoratori della Rai dal giorno della sua fondazione.
I nostri rappresentati non sono portati a grandi mobilitazioni: solitamente in Rai le soluzioni si trovano discutendo. Evidentemente, se questo è accaduto, è perché vi è un clima di esasperazione generale.
Tale esasperazione, che non ha un preciso colore politico (lo sciopero, infatti, è stato indetto da Slc Cgil, Uilcom Uil, Ugl Telecomunicazioni, Snater e Libersind-ConfSal), assume il forte aspetto della richiesta a tutti di salvare la Rai, il servizio pubblico radio televisivo e i posti di lavoro, professionalità, conoscenze, esperienze che hanno costituito per anni la più grande industria culturale del paese.
Vorremmo anche sottolineare che a questa iniziativa delle maestranze hanno aderito, con astensione audio video, anche i giornalisti, e che hanno ad essa fornito il loro importante sostegno i molti dirigenti che hanno devoluto, in segno di protesta per la gestione dei vertici aziendali, il proprio salario del 10 dicembre a Telethon.
Da questo, dai numeri che si sono espressi, è facile capire che i lavoratori della Rai, tutti a qualsiasi livello, non sono d’accordo con i vertici aziendali, Direttore Generale e Consiglio di Amministrazione, sulle scelte espresse nel Piano Industriale.
Vogliamo essere chiari: la nostra non è una posizione legata a condizionamenti politici. E’ semplicemente mossa dal pragmatico desiderio di salvare l’azienda con tutto ciò che rappresenta ed esprime.
Nel mese di giugno, Presidente, noi Le abbiamo consegnato un documento articolato, in cui esprimevamo la nostra idea di servizio pubblico, elencando anche le problematiche da affrontare per rimettere in sesto l’azienda.
Questi mesi sono passati, in azienda e fuori, nella polemica strumentale. Nonostante le nostre considerazioni si è portata avanti un’idea di “risanamento” tutta fondata su tagli, ridimensionamenti, svendite, riduzione di costi in maniera orizzontale (investimenti tecnologici compresi).
Si sono fermati i percorsi di stabilizzazione del personale precario, di fatto impedendo l’attuazione piena di un accordo sottoscritto da tutti nel 2008, ed esponendo, oltretutto, circa 2500 lavoratori precari all’impatto della legge 183/2010.
intanto La ringraziamo per la disponibilità dimostrata ricevendoci.
Sicuramente saprà della piena riuscita dello Sciopero generale dei lavoratori della Rai del giorno 10 dicembre u.s.
Vogliamo però sottolineare l’importante risultato di partecipazione: ben l’85% della popolazione dipendente, compresi i lavoratori a tempo determinato, ha partecipato all’astensione dal lavoro.
Inoltre, si è svolta una grande, pacifica e colorata manifestazione sotto Viale Mazzini, con la presenza di circa 1500 lavoratori.
Questa, Presidente (Lei lo sa bene), è forse la più grande e partecipata iniziativa di protesta dei lavoratori della Rai dal giorno della sua fondazione.
I nostri rappresentati non sono portati a grandi mobilitazioni: solitamente in Rai le soluzioni si trovano discutendo. Evidentemente, se questo è accaduto, è perché vi è un clima di esasperazione generale.
Tale esasperazione, che non ha un preciso colore politico (lo sciopero, infatti, è stato indetto da Slc Cgil, Uilcom Uil, Ugl Telecomunicazioni, Snater e Libersind-ConfSal), assume il forte aspetto della richiesta a tutti di salvare la Rai, il servizio pubblico radio televisivo e i posti di lavoro, professionalità, conoscenze, esperienze che hanno costituito per anni la più grande industria culturale del paese.
Vorremmo anche sottolineare che a questa iniziativa delle maestranze hanno aderito, con astensione audio video, anche i giornalisti, e che hanno ad essa fornito il loro importante sostegno i molti dirigenti che hanno devoluto, in segno di protesta per la gestione dei vertici aziendali, il proprio salario del 10 dicembre a Telethon.
Da questo, dai numeri che si sono espressi, è facile capire che i lavoratori della Rai, tutti a qualsiasi livello, non sono d’accordo con i vertici aziendali, Direttore Generale e Consiglio di Amministrazione, sulle scelte espresse nel Piano Industriale.
Vogliamo essere chiari: la nostra non è una posizione legata a condizionamenti politici. E’ semplicemente mossa dal pragmatico desiderio di salvare l’azienda con tutto ciò che rappresenta ed esprime.
Nel mese di giugno, Presidente, noi Le abbiamo consegnato un documento articolato, in cui esprimevamo la nostra idea di servizio pubblico, elencando anche le problematiche da affrontare per rimettere in sesto l’azienda.
Questi mesi sono passati, in azienda e fuori, nella polemica strumentale. Nonostante le nostre considerazioni si è portata avanti un’idea di “risanamento” tutta fondata su tagli, ridimensionamenti, svendite, riduzione di costi in maniera orizzontale (investimenti tecnologici compresi).
Si sono fermati i percorsi di stabilizzazione del personale precario, di fatto impedendo l’attuazione piena di un accordo sottoscritto da tutti nel 2008, ed esponendo, oltretutto, circa 2500 lavoratori precari all’impatto della legge 183/2010.
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