COMUNICATO
NO ALLA PRIVATIZZAZIONE DELLA RAI
NO ALLA PRIVATIZZAZIONE DELLA RAI
La proposta di privatizzare la Rai è semplicemente anacronistica. In tutta Europa, con l’assenso del mercato globale, la Tv Pubblica è controllata dallo Stato.
In molti casi vive interamente finanziata dalle tasse, non evase come in casa nostra, ovviamente.
Questioni come Governance e legge Gasparri, che regolano il mercato delle comunicazioni in Italia, andrebbero realmente cambiate, ma la singolarità del nostro sistema politico, bloccato dal conflitto d’interesse e dagli interessi dei partiti, lo rende ermeticamente chiuso ad ogni soluzione logica.
La sensazione è che anche quest’ultima proposta sia più assolutoria per i partiti che non risolutiva per la Rai.
Nessuna risposta continua ad arrivare per la crisi economica che attanaglia l’azienda, nessuna risposta alla deriva produttiva e ideativa.
In questo contesto, la proposta di privatizzazione della Rai appare semplicistica e non risolutiva dei problemi connessi al concetto di servizio pubblico, che necessariamente deve vivere di un’offerta informativa pluralista, e di una elevata qualità della produzione culturale.
In tal senso auspichiamo un passo indietro del sistema politico, facciamo riferimento anche ai “loro uomini e alle loro donne”, a quel meccanismo di occupazione che gonfia i conti e sperpera in appalti e consulenze inutili. Siamo convinti, però, che tale passo indietro non si realizzerebbe con la privatizzazione, che potrebbe, al contrario, fare l’ennesimo favore a qualche imprenditore d’assalto.
E’ necessario, invece, liberare la Rai da quella occupazione che nel tempo sta bloccando le capacità dell’azienda di evolversi, di costruire le proprie professionalità e di realizzare a pieno la sua funzione di servizio pubblico.
Tutti, soprattutto i partiti, quando fanno proposte di riforma, dovrebbero ricordare che sono il Contratto di Servizio e la legge a indirizzare il servizio pubblico radio televisivo e a stabilirne in maniera netta i compiti.
Realizzare e diffondere programmi culturali, produrre programmi dedicati ad anziani, bambini e realtà territoriali, finanziare il cinema d’autore, aiutare, finanziandola, la produzione televisiva e radiofonica dei privati, garantire una rete di comunicazione libera e indipendente: quale privato, acquistando la Rai, impiegherebbe tante risorse per il bene comune e non invece per il suo arricchimento?
Aggiungiamo che la libertà di espressione, per i prodotti giornalistico/informativi e culturali, passa anche attraverso la forza e l’indipendenza dei lavoratori che li producono. Per noi tale forza deriva dalla certezza dei diritti.
Diritti che devono essere garantiti da forme di lavoro regolate da contratti collettivi e dalla laicità del controllo pubblico.
Per tutti questi motivi noi siamo assolutamente contrari, ancor di più in una fase politica come è quella attuale, alla privatizzazione della Tv Pubblica. Un gesto simile non farebbe altro che ridurre gli anticorpi propri di una democrazia. Tali ragionamenti sono ancora più rafforzati, dagl’irragionevoli, provvedimenti e azioni censorie nei confronti di tante e importanti trasmissioni di informazione e di intrattenimento.
Roma, 19 ottobre 2010
Segreteria nazionale SLC-CGIL
Segreteria nazionale SLC-CGIL
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