SLC CGIL Nazionale

mercoledì 4 maggio 2011

6 maggio 2011: sciopero



SCIOPERO GENERALE CGIL

6 MAGGIO

Intero turno per i lavoratori della Rai

  • per uscire dalla crisi: difendere il lavoro, estendere gli ammortizzatori sociali, promuovere la buona occupazione, investire in opere pubbliche, in innovazione e ricerca; sviluppare la qualità della scuola e dell’università; investire nella cultura, valorizzare il patrimonio storico, artistico, architettonico e culturale del paese; portare il sistema industriale verso settori e prodotti sostenibili ad alto valore tecnologico e di conoscenza; sradicare la precarietà, tornare alla buona occupazione anche per i giovani, definire un piano occupazionale.
  • Per un fisco equo: lotta all’evasione, tassazione più leggera per lavoratori e pensionati, più pesante su transazioni speculative, rendite e grandi ricchezze.
  • Per il Welfare: rifinanziare adeguatamente il servizio sanitario nazionale, garantire agli enti locali risorse per i diritti sociali.
  • Per una scelta democratica: definire regole certe per la valutazione vincolante degli accordi e dei contratti da parte dei lavoratori, misurare la rappresentatività sindacale sulla base degli iscritti e dei voti ricevuti nelle elezioni delle Rsu.
“ci diranno che è uno sciopero politico e vorremmo dirgli: provate a ripensare cosa vuol dire politica  perché ci pare che per voi quella parola non abbia più senso”.  “Ci diranno che faremo un danno durante la crisi, facendo perdere ore di lavoro. Vorremmo dirgli anche qui: guardino loro i danni che stanno facendo a questo Paese”. “Ci diranno che ci sono sindacati responsabili e chi si oppone a prescindere. Anche qui vorremmo dirgli che la rassegnazione non ha mai portato bene a nessuno''. E la responsabilità della CGIL “è esattamente quella di aver scelto lo sciopero generale perché è lo strumento con cui i lavoratori possono dire che cambiare si può. Il 6 maggio svuoteremo i luoghi di lavoro: sarà una grande giornata perché è sempre una grande giornata per questo Paese quando il lavoro prende la scena”
 Susanna Camusso



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