Piena riuscita dello sciopero indetto, per i lavoratori Rai, da Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil, Ugl Telecomunicazioni, Snater e Libersind-ConfSal contro il progetto di smantellamento deliberato dal Consiglio di Amministrazione su proposta del Direttore Generale, Lorenza Lei.
Ancora non c’è un dato definitivo perché la protesta andrà avanti sino al termine delle 24 ore: infatti, saranno interessate dalla protesta tutte le trasmissioni serali. Risulta però già evidente che l’adesione è stata assolutamente massiccia, con punte quasi del 100% su settori fondamentali, esclusi i servizi minimi, con il conseguente fermo di tutte le trasmissioni in diretta, la messa in onda in formato ridotto dei telegiornali e modifica della programmazione di tutte le reti.
Nel corso della giornata si sono svolte numerose manifestazioni sotto sedi istituzionali e aziendali: a Roma, sotto viale Mazzini si sono concentrati circa 400 lavoratori, successivamente sotto il Ministero dell’Economia e Finanze si sono radunati 600 lavoratori che hanno manifestato sonoramente la loro convinta contrarietà a quanto deciso dai vertici aziendali. Nel corso di quest’ultimo presidio è stato presentata la richiesta per essere ricevuti. Nelle prossime ore le OO.SS. invieranno all’ufficio competente il materiale informativo di parte sindacale, con una ulteriore sollecitazione ad essere convocati, per poter esprimere con chiarezza i problemi presenti in Rai e le possibili soluzioni.
Questa giornata è la dimostrazione di quanto affermato nella discussione con l’azienda da parte delle organizzazioni sindacali. I lavoratori della Rai sono assolutamente contrari ad un Piano che: taglia settori strategici, impoverisce professionalità, rinuncia ad asset strategici, minando la struttura produttiva e ideativa del servizio pubblico. Risulta evidente che lo scontro verificatosi con il precedente Direttore Generale sugli stessi temi non è stato percepito dagli attuali vertici che, in totale continuità, hanno riproposto l’impoverimento dell’azienda invece di rilanciarne le capacità produttive ed economiche partendo dalla riduzione degli sprechi.
Oggi, mentre si svolgeva lo sciopero, è arrivata l’ulteriore notizia della probabile perdita di un programma fondamentale, sia dal punto di vista della sua funzione che da quello del ritorno economico. Infatti, Report di Milena Gabanelli, si sposterebbe a La7 per “un mancato accordo economico”. Questo rafforza l’idea, già espressa in diversi comunicati stampa dalle stesse sigle sindacali, che il Direttore Generale e l’intero Consiglio di Amministrazione debbono immediatamente rassegnare le dimissioni, a questo punto, non solo perché non in grado di svolgere la propria funzione, ma anche perché incompatibili con il tessuto aziendale.
Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil, Ugl Telecomunicazioni, Snater e Libersind- Confsal, se questa manifestazione di dissenso non fosse sufficiente, a partire dalla seconda decina del mese di gennaio indiranno un referendum tra i lavoratori per richiedere le dimissioni dei vertici aziendali, così come hanno fatto i giornalisti nella precedente gestione. Tale documentazione, una volta raccolta, sarà consegnata all’azionista, il Ministero del Tesoro.
Per lanciare tale iniziativa, il giorno 11 gennaio, in mattinata, si svolgerà un coordinamento nazionale di tutti i rappresentanti sindacali dei lavoratori Rai d’Italia; successivamente, nel pomeriggio, si svolgerà un presidio sotto la sede Rai di Via Teulada, per manifestare e per condividere con i lavoratori il percorso. Queste due iniziative saranno precedute, il giorno 10, da una riunione di segreteria nazionale unitaria.
Le stesse organizzazioni intendono, per fine gennaio o l’inizio di febbraio, mettere in cantiere una grande iniziativa pubblica dove espliciteranno le loro proposte per il risanamento ed il rilancio della RAI BENE COMUNE.
Ovviamente, se l’azienda, invece di rispondere con atti concreti alla mobilitazione dei lavoratori, dovesse proseguire con suoi propositi, le stesse OO.SS. valuteranno quali ulteriori iniziative di lotta e mobilitazione mettere in campo, senza escludere la possibilità di procedere per vie legali contro coloro che hanno prodotto il dissesto del servizio pubblico.
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