RIPRENDIAMOCI LA RAI,
RIPRENDIAMOCI IL CONTRATTO NAZIONALE
La Slc, da subito, inizierà un percorso democratico e assembleare in tutte le sedi.
La scelta era già stata annunciata dopo l’accordo sui Td di luglio 2011. Oggi, le distanze tra organizzazioni sindacali (a dire il vero non solo in azienda), l’indisponibilità aziendale a definire la novazione del Contratto Nazionale, la condizione del paese con ciò che la finanziaria implica dal punto di vista economico e di perdita di diritti e l’esigenza di una rappresentanza sindacale riconosciuta e rinnovata, il pesantissimo contesto aziendale: sperperi, scelte di palinsesto remissive, scelte industriali prive di ogni razionalità , non da ultimo l’annunciato taglio della terza edizione della Tgr, impongono un percorso complesso che deve necessariamente partire dal confronto con chi rappresentiamo.
RINNOVO DEL CONTRATTO
Riteniamo molto grave ciò che si è determinato a luglio. Ancora una volta la Rai ha evitato un confronto serio ed esaustivo, trovando nell’accondiscendenza di alcune organizzazioni sindacali la possibilità di discutere solo le materie che la interessavano.
Come abbiamo già affermato in un precedente comunicato, è stato possibile concludere solo l’accordo sui TD, non rinviabile per la condizione di attesa di centinaia di lavoratori ma che, per la sua struttura, creerà una serie di problemi gestionali. Ancora una volta, a nostro avviso, la superficialità con cui si è affrontato il tema da parte di molti presenti al tavolo ha lasciato un eccessivo margine discrezionale all’azienda.
Sul tema contratto, la Slc Cgil reputa irricevibile una proposta aziendale che prevede risparmi per 10 milioni di euro strutturali sulla composizione del salario, con il vincolo di colpire alcune indennità per il disagio, con particolare attenzione al notturno 20.00/22.00, come condizione per la sottoscrizione del contratto comprensivo dell’aumento dei minimi salariali. Senza, quindi, nessuna disponibilità a discutere con le OO.SS. possibili alternative.
Inaccettabile anche il tentativo, nel corso della discussione di fine luglio, di definire una “mancia” di 1000 euro ad anticipazione del rinnovo contrattuale, modalità caldeggiata da alcune organizzazioni sindacali. Tale proposta, per quanto ci riguarda, avrebbe prefigurato (tenuto conto dello stato dei conti aziendali), l’impossibilità di esigere l’aumento dei minimi contrattuali nell’attuale rinnovo e la vanificazione della prosecuzione della trattativa.
Non è un segreto per nessuno, infatti, che si parla di una una tantum per arrivare a chiudere l’intera partita economica del biennio contrattuale. Non deve essere un segreto per nessuno che per noi questa proposta è irricevibile. Per Slc Cgil il contratto si realizza, pur nelle compatibilità economiche, con l’aumento reale dei salari. Altrimenti, invece di operare nel senso dell’equità, si produce l’ennesimo atto contro i più deboli, contro i salari più bassi, con in più il rischio (tenuto conto della fase politico/sindacale) che il percorso della Rai venga assimilato a quello dei dipendenti pubblici, lavoratori che vedono il loro salario bloccato da anni.
Va ricordato che aver bruciato nella discussione di luglio ogni ipotesi per rinnovare il CCL, rischia di far perdere altri mesi con la possibilità che l’azienda ricorra ad una somma una tantum per poter allentare le richieste dei lavoratori. Per questo motivo, a nostro avviso, se si vuole chiudere un dignitoso Contratto Nazionale entro l’anno è necessario individuare una proposta sul biennio:
1. aumento salariale (il valore economico deve attestarsi sopra i 20 milioni di euro, distribuiti tra i minimi e l’una tantum):
· aumento sui minimi - 80 euro al quarto livello a partire dal 1 novembre 2011;
· erogazione dell'una tantum a copertura del pregresso - 1700 euro al quarto livello;
2. regole stringenti sugli appalti (non è sufficiente una commissione, bisogna aumentare il potere di controllo del sindacato, così come è già stato fatto in mediaset);
3. modifica dell’accordo sull’apprendistato siglato a luglio (come Slc avevamo chiesto di rinviare la discussione a dopo l’approvazione della nuova norma, ora saremo costretti a riprendere una discussione che già era stata svolta con una buona dose di contrapposizioni e differenti visioni);
4. definizione delle modalità assunzionali attraverso selezioni trasparenti;
5. modifica della struttura del Premio di Risultato (per consentire di avere una salvaguardia rispetto al suo raggiungimento);
6. recepimento degli accordi, sottoscritti in questi anni, che individuavano figure professionali e livelli inquadra mentali.
Per Slc Cgil, definito un CCL con questi punti essenziali che implicano un aumento economico congruo sui minimi che garantisca l’adeguamento dello stipendio al costo della vita, dovremo inserire una serie di elementi programmatici per aprire la discussione sul nuovo contratto. Vogliamo infatti ricordare che il biennio scade a dicembre e quindi, come è tipico della peggiore tradizione Rai, si dovrà approntare una nuova discussione contrattuale nel giro di pochi mesi.
Per Slc Cgil, definito un CCL con questi punti essenziali che implicano un aumento economico congruo sui minimi che garantisca l’adeguamento dello stipendio al costo della vita, dovremo inserire una serie di elementi programmatici per aprire la discussione sul nuovo contratto. Vogliamo infatti ricordare che il biennio scade a dicembre e quindi, come è tipico della peggiore tradizione Rai, si dovrà approntare una nuova discussione contrattuale nel giro di pochi mesi.
Nel documento programmatico condiviso dovranno, a nostro avviso, essere presenti:
· figure professionali (con la immediata costituzione di un gruppo di lavoro che entro massimo 3 mesi consegni l’articolazione delle modifiche al tavolo politico);
· scala parametrale e inquadramenti;
· modelli produttivi;
· struttura contrattuale;
· aumento salariale congruo.
Tutto questo, ovviamente, tenendo conto dell’equilibrio economico, della condizione aziendale e dell’ avanzamento tecnologico.
Sarà anche necessario avviare una discussione sui lavoratori atipici (Partite Iva e consulenze), sia per ridurne l’utilizzo (molte volte sono impiegati irregolarmente), che per fornire una certezza occupazionale a tante persone che da anni lavorano per la Rai in queste condizioni.
SIPRA
L’incontro semestrale con Sipra ha evidenziato le difficoltà economiche del Gruppo Rai. Nonostante si risponda con nuovi modelli organizzativi e innovazioni tecnologiche alle esigenze di mercato, la crisi economica e le scelte industriali ed editoriali di Rai hanno comportato l’ennesimo calo degli introiti pubblicitari.
Con un andamento che fa prefigurare per fine anno un -5% rispetto allo scorso anno (una perdita che per i valori propri del bilancio si aggira intorno ai 50/60 milioni di euro), nel contesto generale della crisi Rai minori entrate anche da contratti e accordi con aziende di telecomunicazione ed emittenza implicano un abbassamento dei ricavi complessivi dell’azienda, condizione che inevitabilmente provocherà la necessità di comprimere i costi.
AZIONE POLITICO/SINDACALE
Va ricordato che la Rai, ancora oggi, non ha un vero e proprio Piano Industriale.
L’assenza di una direzione e di una governance centrata sugli obiettivi di miglioramento e di rilancio del servizio pubblico, con particolare attenzione sugli equilibri economici e gestionali, è sempre più evidente.
Per questo da questo autunno, così come era stato già annunciato, Slc Cgil aggiornerà l’analisi dei bilanci della Rai, ripartendo dal buon lavoro già svolto nel 2008 e, inoltre, articolando le proprie elaborazioni non solo sui conti economici dell’azienda ma individuando la propria idea per il suo rilancio.
Ma questa non sarà l’unica iniziativa. Ricordando l’assemblea pubblica dal titolo RIPRENDIAMOCI LA RAI, svoltasi il 21 giugno al Piccolo Eliseo, Slc ribadisce che prenderà parte, con tutte le OO.SS. e le associazioni che lo vorranno e che rappresentano realtà o professioni presenti in Rai, a manifestazioni pubbliche e iniziative di lotta che esprimano una chiara contrarietà all’attuale gestione e indichino una diversa prospettiva per il servizio pubblico.
Evidentemente non è stato sufficiente il cambio del Direttore Generale. Il cattivo governo dell’azienda permane nelle sue pratiche giornaliere e nella difficoltà di ritrovare una propria identità culturale.
La maggioranza del Cda sembra finalizzata a privare l’azienda della sua autonomia e della possibilità di rispondere alle esigenze di un reale servizio pubblico. Per questo motivo non è possibile, per un sindacato che voglia salvaguardare l’azienda e con essa il lavoro, limitarsi alla mera contrattazione su temi individuati dall’azienda stessa. Va messa in campo una mobilitazione permanente contro il sistema che sta soffocando la Rai.
Inutile dire che questo è possibile solo se il progetto è condiviso da tutte le organizzazioni e le associazioni e soprattutto dai lavoratori.
CONTRASTO ALLE INIZIATIVE DEL GOVERNO
È facile riconoscere negli scontri presenti in Rai ciò che sta avvenendo nei corpi sociali intermedi e nell’intero paese.
La differente visione delle organizzazioni sindacali dell’azione del governo e dell’effetto della modifica normativa introdotta con la manovra finanziaria, art. 8 e 9 in materia di lavoro, pone un tema non indifferente.
Il peso che il rinnovo del contratto assume in Rai diventa questione di principio, come anche il tema della rappresentanza e della partecipazione democratica.
La Cgil con lo sciopero generale ed il contrasto radicale messo in campo contro la manovra ha evidenziato la diversa impostazione dalle altre organizzazioni confederali. La questione, però, non si pone solo nel metodo ma anche nel merito: per impedire che il diritto del lavoro sia distrutto da una norma incostituzionale, per impedire una norma che sancisce la licenziabilità di un lavoratore se non per giustificata causa, non è sufficiente una generica affermazione di dissenso. Ci sono limiti che non possono essere valicati.
Il fatto che un accordo aziendale territoriale possa peggiorare nei suoi fondamentali il contratto nazionale o che addirittura possa imporsi allo statuto dei lavoratori è, per la CGIL, inaccettabile.
Non è sufficiente dichiarare l’indisponibilità politica ad applicare tale norma, anche perché Pomigliano e Mirafiori sono lì a dimostrare gli inevitabili scivolamenti. E’ quindi necessario opporsi fermamente con tutti i mezzi a disposizione del sindacato.
La nuova norma è, a tutti gli effetti “fino a quando non sarà dichiarata incostituzionale”, attiva, approvata con 2 voti di fiducia dalla maggioranza. Ciò è avvenuto, purtroppo, senza che CISL e UIL abbiano fatto nulla di concreto per contrastarla. Da domani sindacati aziendali territoriali rappresentativi potranno derogare alla legge e determinare l’eliminazione dell’art. 18 (licenziamento senza giusta causa).
Fino a quando la norma non sarà cancellata (e certo questo non dipende da noi), la Cgil dovrà rispondere sul terreno del confronto (e dello scontro, se necessario) sui temi toccati dagli art. 8 e 9 della finanziaria.
Per fare questo la CGIL si dovrà dotare di tutti gli strumenti necessari. Sono già stati predisposti ricorsi, il principale dei quali è relativo alla reale rappresentatività. Su questo peserà la sensibilità e la responsabilità dei lavoratori. Sostenere la Cgil e votare la Slc Cgil nella elezione delle Rsu costituirà un argine all’attuazione di accordi che recepiscano le norme previste in finanziaria e consentirà di difendere la centralità del contratto nazionale. Ricordiamo che con l’accordo del 28 giugno, sottoscritto e poi tradito da Confindustria, Cisl e Uil, definiscono le modalità di rappresentanza e di approvazione degli accordi e contratti nazionali. Con le nuove regole il 51% delle Rsu sancirà la validità erga omnes per tutti i lavoratori, anche senza farli votare. Ne consegue che per poter evitare derive saremo costretti in ogni luogo di lavoro a chiedere di sostenerci per superare la soglia del 51%.
Va inoltre ricordata la delega che, presente in finanziaria, da la possibilità al GOVERNO di cedere le aziende a controllo pubblico per fare cassa.
RAPPRESENTANZA SINDACALE
Alla luce di quanto abbiamo sopra affermato, non è più rinviabile il rinnovo della Rappresentanza Sindacale Unitaria. Non è ipotizzabile, con il livello di rappresentatività delle attuali Rsu, (su molte realtà scadute da 5 anni) sottoscrivere accordi che costituiscano modifiche sostanziali.
Per questo, su tutti questi territori dove nono sono state novate, si dovranno, da subito, attivare le procedure elettorali, sperando di trovare la disponibilità delle altre OO.SS.. Sarà compito della struttura nazionale attivare centralmente le procedure per Rai Way.
COSA PRETENDE LA RAI E COSA STA OTTENENDO EVITANDO DI RINNOVARE IL CONTRATTO DI LAVORO
10.000.000 £ Di risparmio strutturale sul contratto | 26.500.000 £ Risparmi della Rai ad oggi grazie alla mancata novazione | 350.000.000 £ Sono quelli a cui ha rinunciato Rai con il contratto di Sky per 7 anni |
3 istituti contrattuali quelli che vorrebbe togliere o ritoccare | 16.000.000 £ Con la mancata erogazione del premio di risultato 2010 | 50/60.000.000 £ È il calcolo previsionale della perdita nelle entrate pubblicitarie di quest’anno rispetto allo scorso |
5.500.000 £ Eliminando la maggiorazione notturna dalle 20.00 alle 22.00 | 17.500.000 £ È quello che la Rai risparmierà ogni anno se non si rinnova il contratto con l’aumento dei minimi | 220.000.000 £ È il differenziale tra il valore previsionale degli introiti pubblicitari 2011 rispetto a quelli del 2008 |
3.500.000 £ Eliminando il rimborso mezzi di trasporto | 400.000.000 Sono quelli che ogni anno non entrano nelle casse Rai per l’evasione del canone | 11.000.000 £ È la valutazione della perdita in pubblicità annua prodotta dall’allontanamento di Santoro |
1.000.000 £ Riduzione del Tn35 | 20.000.000 £ Il costo delle consulenze oltre quelle inserite in altri capitolati | 1.600.000.000 £ Il valore dei costi esterni, comprensivi di appalti, consulenze e approvvigionamenti |
Ci piacerebbe riuscire a quantificare il costo diretto e indiretto della politica, le consulenze gli appalti, le epurazioni ma diverrebbe una operazione infinita e imprecisa, crediamo che le somme individuate rendano bene il senso del problema e il risultato che se ne ricava.
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