SLC CGIL Nazionale

venerdì 29 maggio 2009

Nota informativa Slc Cgil sul CCL

Ieri si è svolto l’incontro tra sindacati e Rai per il rinnovo del Contratto Nazionale (operai, impiegati, quadri).

L’azienda ha esposto una situazione economica difficile, motivata essenzialmente dalla riduzione delle entrate derivate dalla pubblicità (-129 milioni di euro nel 2009).

Nonostante alcuni interventi, quali:

- riduzione dei costi esterni del 3%,

- incentivazione degli esodi (pensioni) che hanno consentito la riduzione dei costi,

- riduzione degli sprechi e ridimensionamento dei budget,

si continua a non trovare una soluzione positiva.

Il costo del lavoro in Rai costituisce il 30% del fatturato (917 milioni di euro), il che la pone in seria difficoltà rispetto ai concorrenti. Questo anche alla luce delle stabilizzazioni e del gran numero di dipendenti (13250 nel 2008, numero previsto anche nel 2009).

Anche se il quadro che ci si trova davanti è di tale portata, l’azienda si rende comunque disponibile ad un investimento nel rinnovo contrattuale che copra l’inflazione programmata, a meno che non si riescano a reperire ulteriori fondi attraverso una diversa distribuzione delle risorse economiche, processo che potrebbe prefigurare la riduzione di alcuni istituti (moltiplicatori salariali come quelli per orari disagiati, ad esempio) il cui costo per l’azienda è di 90 milioni di euro.

Abbiamo espresso la nostra contrarietà ad una politica salariale di questo tipo, richiedendo all’azienda dati disaggregati e chiari per una più attenta valutazione, contestando, ad esempio, il fatto che nel calcolo del costo del lavoro siano inseriti anche i dirigenti.

Da parte nostra ribadiamo la necessità di far crescere in maniera importante il “primo salario”.

Solo attraverso questo tipo di processo sarà possibile costruire un opera solidale e egualitaria in Rai, liberando, oltretutto, i lavoratori, dal “giogo dei capi”, i quali attraverso la leva gestionale danno o tolgono salario.

E questa operazione, bisogna precisarlo, va fatta senza eliminare quegli istituti (maggiorazioni, straordinari, etc.) che pagano il disagio di tante lavoratrici e lavoratori.

L’azienda deve impegnarsi nella gestione accorta degli orari e dell’organizzazione del lavoro, deve utilizzare i lavoratori in maniera opportuna, rivolgendo anche la dovuta attenzione alla qualità della loro vita.

In linea con questo abbiamo posto l’accento sul problema degli appalti e dei contratti di collaborazione o partita iva. Reputiamo tale tema centrale nella politica industriale dell’azienda. Senza una riduzione degli appalti ed un investimento nella professionalizzazione e formazione dei lavoratori si corre il rischio di trasformare la Rai in una scatola vuota. Vuota di contenuti, professionalità, idee.

La Rai ha un numero di dipendenti, anche a seguito delle stabilizzazioni, tale da avere l’obbligo di trovare internamente le risorse per produrre i programmi. Diversamente da altre imprese concorrenti, il vero motore produttivo e ideativo della Rai è e deve necessariamente essere interno.

Il rischio che si corre è, altrimenti, la perdita di professionalità. Si rischia che il Canone finisca per finanziare società private che vendono contenuti a prezzi esorbitanti.

Per questo, sulle regole da inserire nel contratto sugli appalti, si gioca una partita fondamentale per la tenuta del lavoro in Rai.

Abbiamo anche posto la questione della classificazione, nodo che va affrontato seriamente, non necessariamente chiudendolo nel contratto, ma trovando nel tempo contrattuale lo spazio di confronto adeguato a ridisegnare anche le novità derivanti dai cambiamenti tecnologici.

Per noi è importante trovare soluzioni di carattere normativo, che garantiscano, oltre al reddito, il mantenimento del posto di lavoro e la crescita professionale dei lavoratori.

A.D.


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