SLC CGIL Nazionale

venerdì 29 ottobre 2010

Comunicato Rsu e Snater Dir. Prod. Rm (28.10.2010)

COMUNICATO

La RSU e lo SNATER della Dir. Prod. di Roma sono stupiti dall’esplicitazione dei contenuti inerenti i provvedimenti di risanamento della Rai.
Nelle varie sedi di discussione l’azienda ha sbandierato come risolutori provvedimenti che sembrano essere in contraddizione con il reale “risanamento”.

a) Riduzione del 20% degli appalti.
Tale dato richiede un approfondimento circostanziato, sulla valenza incisiva reale, perché se già realizzata, a questa RSU non è arrivato nessun segno tangibile al riguardo. Se riguarda un piano ancora da eseguire allora è d’obbligo un necessario un approfondimento.
o Il 20% è riferito al valore economico, alla quantità o al volume degli appalti? Se la riduzione riguarderà attività importanti di progetti editoriali (quali format) realizzate all’esterno il cui costo incida da solo a ottenere il taglio del 20%, o alla riduzione di piccole attività o servizi non strategici per professionalità richieste o per i mezzi di produzione.
Quindi si vuole ridurre il ricorso ai “format” è conseguentemente reinternalizzare l’ideazione o si vuole continuare sulla strada del prodotto chiavi in mano?
Le esternalizzazioni o cessioni non sono forse attività che successivamente dovranno essere appaltate? Si annunciano tagli agli appalti e poi si intravedano mega appalti per realizzare le esternalizzazioni !
Fino ad ora l’Azienda ha operato su questo capitolo con azioni poco coordinate, incidendo principalmente sugli appalti di servizio con la politica del ribasso, oppure spostando i centri di spesa in modo da toglierli dal controllo sindacale

b) Aumento della produttività.
L’aumento della produttività è tangibile, i canali del digitale terrestre sono reali. Purtroppo scarseggiano gli investimenti in tecnologia e manca una strategia editoriale che dia certezze alla produzione.
o L’innovazione tecnologica e la formazione sono strategiche per migliorare e rendere efficiente i processi produttivi.
Attualmente, nonostante i nostri numerosi richiami, molti impianti, compresi quelli per alimentare i nuovi canali DTT, sono equipaggiati con mezzi obsoleti che solo grazie all’impegno di chi vi opera continuano a garantire il servizio.
o Il continuo impegno di risorse e di lavoratori su programmi che poi vengono cancellati dalla programmazione o spostati nella messa in onda, provocano un aumento sostanziale dei costi di produzione e un irresponsabile mal utilizzo dei lavoratori e degli impianti (vedi l’odissea sul Teatro delle Vittorie sostanzialmente fermo).
o Inoltre la dichiarazione aziendale di cospicui investimenti per i nuovi canali dgt, non trovano traccia nel CPTV di Roma, ne in mezzi tecnologici, e tantomeno in risorse umane,

c)Blocco del Turnover ( il reintegro di personale che và in pensione)
o Questa iniziativa è già attiva da molti anni, circa 15. Da quando sono state attivate le c.d. Incentivazioni. Attualmente, proprio per questa politica, alcuni settori considerati, secondo le stagioni, non strategici hanno avuto una riduzione anche del 50% di lavoratori addetti.
La carenza di alcune figure professionali accompagnata dall’aumento degli impegni produttivi e dall’assenza di investimenti in tecnologia ha messo in crisi intere linee produttive in cui si stanno creando forti contrasti tra le esigenze di esercizio e le legittime esigenze del lavoratore sancite anche dalla legge ( vedi riposi, nl, ferie e stacchi).

Solo analizzando questi capitoli si intravvede “ad essere buoni” una poco coerente e sana gestione aziendale. Se poi a tutto questo aggiungiamo le numerose nomine avvenute negli ultimi anni ci accorgiamo che le strategie messe in atto o quelle che si vogliono realizzare, conducono la Rai su un percorso di sostanziale ridimensionamento delle sue capacità produttive.

Roma 28.10.2010
RSU e SNATER Dir. Prod. Roma

Comunicato Rsu CPTV Napoli (28.10.2010)


INTERROTTO IL DIALOGO

Il 25 Ottobre u.s. Le OO.SS. hanno incontrato l'Azienda per confrontarsi sui contenuti delle linee guida del piano industriale.
Il D.G. Masi ha immediatamente sgombrato il campo da ogni possibile mediazione dichiarando di aver ricevuto dal C.d.A., totale ed incondizionato mandato per l’applicazione del piano industriale anche e soprattutto per quanto riferito ad esternalizzazioni, esuberi del personale e cessione di rami d’azienda.

Le OO.SS. hanno riaffermato l'inderogabile necessità di “un’inversione di rotta” e la rimozione dal tavolo del “macigno” delle esternalizzazioni e della riduzione degli attuali livelli occupazionali quale prerogativa necessaria per avviare un confronto capace di ricercare soluzioni condivise per affrontare la grave crisi economico-finanziaria che attanaglia la Rai.

Questa RSU, nel condividere totalmente la linea politica e sostenendo l’azione delle Segreterie Nazionali, impegnate nel difficile confronto con una controparte miope, è fermamente convinta che ogni strategia di risanamento non può essere ipotizzata scaricando il costo totale su quanti quotidianamente prestano la loro opera con alto senso di responsabilità e professionalità, altresì convinti che ogni strategia di ridimensionamento del perimetro industriale della più grande azienda culturale del Paese sarebbe un gravissimo colpo inferto alla tenuta democratica della nostra società.

Nessuno dei propri asset aziendali e/o degli attuali livelli occupazionali possono essere assolutamente negoziabili in un contesto aziendale torbido, costellato da sprechi di ogni sorta, falcidiato da appalti ultramilionari figli di un'allegra gestione.
Solo attraverso atti di responsabilità di tutte le realtà aziendali saranno possibili azioni correttive del disavanzo strutturale che può e deve essere riequilibrato nell’integrità dell’Azienda.

Napoli, 28 Ottobre 2010
RSU CPTV di NAPOLI

mercoledì 27 ottobre 2010

Comunicato Rsu Rai Milano (27.10.2010)



RAI: PROVE DI INTIMIDAZIONE NELLE ASSEMBLEE DEI LAVORATORI


Il “fatto criminoso” è successo a Roma in viale Mazzini sei mesi fa durante l’assemblea generale dei lavoratori. In questi giorni l’azienda ha provveduto a sanzionare la lavoratrice con un provvedimento disciplinare di 10 giorni, equivalente all’anticamera del licenziamento.
La lavoratrice sarebbe rea di aver fatto dichiarazioni lesive nei confronti di una dirigente RAI che, provenendo da Mediaset, sarebbe solita riferirsi a Fedele Confalonieri, Presidente di Mediaset, chiamandolo vezzosamente “zio”. Come riportato dagli articoli dei quotidiani l’esternazione nasce dal fatto che molto spesso in RAI l’occupazione di poltrone strategiche di tipologia dirigenziale avverrebbe con persone provenienti da realtà televisive in concorrenza con la televisione pubblica. Esprimere anche un pensiero nel quale si possa mettere in dubbio il fatto che “la RAI non sembri voler reagire alla concorrenza soprattutto di Mediaset” sembra peggio di una bestemmia.


Tutto questo in una assemblea sindacale.


Riteniamo il provvedimento disciplinare un puro atto intimidatorio nei confronti di tutti i lavoratori e lo respingiamo con tutte le forze. Nel contempo dichiariamo la totale solidarietà nei confronti della lavoratrice.

E adesso puniteci tutti


RAI: Ferraro (Slc Cgil), Rottura su piano industriale

“Dopo due giorni di confronto in azienda, nell’ambito dell’incontro con il Direttore generale della Rai Mauro Masi, le organizzazioni sindacali hanno preso atto che il CdA ha rigettato le richieste del sindacato di rimuovere dal piano industriale le esternalizzazioni di attività, gli esuberi del personale e le cessioni di asset aziendali, elementi che sgombrati dal tavolo avrebbero poi permesso alle parti di aprire un confronto per ricercare soluzioni condivise alla attuale crisi economica aziendale.” Così dichiara Riccardo Ferraro, segretario nazionale Slc/Cgil, al termine del confronto.

“La risposta da parte di Slc/Cguil, Uilcom/Uil, Ugl Telecomunicazioni, Snater, Libersind Conf.Sal a questo miope atteggiamento del vertice Rai è l’avvio di una fase di conflitto e di lotta a tutela dell’attuale perimetro aziendale e a salvaguardia dell’occupazione – prosegue il sindacalista. Ancora una volta, nonostante le ragionevoli richieste sindacali sul piano industriale, viene confermata la miopia politica sia del CdA che del Direttore Generale che invece di spendere in costose consulenze esterne, avrebbe potuto coinvolgere preventivamente i sindacati ed ascoltarne le ragioni.”

“Chiediamo al CdA della Rai un’immediata inversione di rotta in quanto giudichiamo il contenuto del piano industriale non ricevibile e non negoziabile, sapendo che solo un atto di responsabilità di tutte le realtà aziendali può realizzare la salvaguardia della Rai e dei suoi dipendenti.”

“In ultimo – conclude Ferraro - esprimiamo dispiacere e meraviglia per la posizione assunta dalla Cisl che ha condiviso con noi un percorso unitario e che la vede al termine prendere le distanze su una questione così rilevante. Valuteremo unitariamente alle altre sigle tutte le azioni per contrastare le misure dichiarate, a partire dall’avvio delle procedure di raffreddamento e conciliazione.”
Roma, 25 ottobre 2010


Comunicato Slc-Cgil, Uilcom-Uil, Ugl Telecomunicazioni, Snater, Libersind Conf.sal (26.10.2010)


PIANO INDUSTRIALE: E' ROTTURA!

Il 25 ottobre 2010 le Segreterie Nazionali Slc-Cgil, Fistel-Cisl, Uilcom-Uil, Ugl Telecomunicazioni, Snater, Libersind Conf.sal, hanno incontrato il Direttore Generale della RAI Mauro Masi proseguendo l'incontro del 27 settembre sui temi del piano industriale.

Le OO.SS. hanno preso atto che il C.d.A. ha rigettato le richieste del Sindacato di rimuovere dal piano industriale il macigno delle esternalizzazioni di attività, degli esuberi del personale e delle cessioni di asset aziendali, elementi che sgombrati dal tavolo avrebbero poi permesso alle parti di aprire un confronto per ricercare soluzioni condivise alla attuale crisi economica aziendale.
La risposta da parte di Slc-Cgil, Uilcom-Uil, Ugl Telecomunicazioni, Snater, Libersind Conf.sal a questo miope atteggiamento del vertice RAI è l'avvio di una fase di conflitto e di lotta a tutela dell'attuale perimetro occupazionale e aziendale.
II C.d.A., emanazione della politica che occupa la RAI, si è dimostrato miope alle richieste sindacali sul piano industriale di cui il Direttore Generale si era fatto carico dopo l'incontro del 27 settembre. Questo non esclude che se il Direttore Generale, prima di varare il piano industriale, avesse avuto il senso di responsabilità e l'umiltà di relazionarsi con il sindacato, anziché seguire le indicazioni di costose consulenze esterne, oggi non saremmo in questa deprecabile situazione.
Slc-Cgil, Uilcom-Uil, Ugl Telecomunicazioni, Snater, Libersind Conf.sal chiedono al C.d.A. della RAI un'immediata inversione di rotta e giudicano quanto contenuto nel piano industriale non ricevibile e non negoziabile. Solo attraverso atti di responsabilità di tutte le realtà aziendali sono possibili azioni correttive dello sbilancio economico strutturale, senza
ricorrere a misure di esternalizzazioni ed esuberi di personale mantenendo altresì inalterato ilperimetro aziendale e produttivo.
A sostegno di quanto affermato le scriventi OO.SS. avviano le procedure di conciliazione e raffreddamento ai sensi della legge 146/90 e dell'accordo tra RAI e OO.SS. del 22/11/2001.

Slc-Cgil, Uilcom-Uil, Ugl Telecomunicazioni, Snater, Libersind Conf.sal

Roma, 26/10/2010

martedì 26 ottobre 2010

Risoluzione del Parlamento europeo sulla proposta di revisione della Direttiva per il miglioramento della sicurezza e della salute sul lavoro delle lavoratrici gestanti

25/10/2010
Con 390 voti a favore, 192 contrari e 59 astensioni il Parlamento europeo ha approvato il 20 ottobre u.s. le modifiche alla Direttiva Ue in materia di protezione della maternità, che rappresenta un’importante opportunità per promuovere misure volte al miglioramento della sicurezza e della salute sul lavoro per le lavoratrici gestanti, puerpere o in periodo di allattamento e le pari opportunità nel mercato del lavoro. La revisione della Direttiva 92/85 è stata una richiesta storica della CES e del movimento sindacale europeo. La Direttiva dovrà ora essere approvata in via definitiva dal Consiglio dei ministri dell’UE e la CES ha già richiesto alla Presidenza di turno dell’Unione europea (Belgio) di considerare la questione come priorità assoluta.

Il Parlamento europeo è andato oltre la proposta della Commissione che chiedeva l’estensione del congedo di maternità da 14 a 18 settimane, allungando il periodo fino a 20 settimane ma la remunerazione per le ultime 4 settimane varia a seconda delle legislazioni nazionali. Il voto del Parlamento pur estendendo il periodo del congedo, non ha previsto la sua remunerazione al 100% in tutti gli Stati membri. Ricordiamo che la CES nelle sua posizione in merito alla revisione della Direttiva aveva richiesto un congedo retribuito totalmente per almeno 18 settimane. Per quanto riguarda il congedo di paternità la risoluzione del Parlamento prevede l’introduzione del congedo obbligatorio di due settimane interamente retribuite. Nonostante l’Italia abbia già una legislazione tra le più favorevoli in Europa la novità per il nostro Paese è rappresentata dall’introduzione del congedo di paternità obbligatorio che potrebbe rappresentare un primo piccolo passo verso una più equa ripartizione delle responsabilità tra i due genitori. Attualmente infatti, il congedo parentale per i padri oltre ad essere scarsamente utilizzato è coperto solo per il 30 % del salario.

La risoluzione vieta inoltre il licenziamento delle donne dall’inizio della gravidanza fino ad almeno il sesto mese dopo la fine del congedo di maternità. Deve essere poi garantito il proprio posto di lavoro o un impiego equivalente, la stessa retribuzione, categoria professionale e responsabilità precedente alla maternità.

Lo scoglio da superare è il Consiglio dei ministri dell’UE perché alcuni Paesi europei (tra i quali la Germania e la Gran Bretagna) considerano queste norme troppo onerose e le imprese europee si sono già dichiarate contrarie sostenendo che in futuro sarà più difficile assumere le donne.

lunedì 25 ottobre 2010

Comunicato Rsu Rai - Area di Staff Roma DG





COLPIRNE UNO PER EDUCARNE MILLE!

È esattamente quello che sta accadendo qui, da noi, in RAI, in viale Mazzini, nella più grande Azienda culturale del Paese. Sembra incredibile ma è così.

Cosa è accaduto:
una nostra collega, durante la seconda delle assemblee svoltesi nella primavera scorsa – (si, nella primavera scorsa, hanno aspettato ben cinque mesi per prendere questa decisione) – ve la ricordate quella con la passeggiata finale per i piani? Eravamo tanti, cinque-seicento, IN ASSEMBLEA - LUOGO SINDACALE DEPUTATO AD ESPRIMERE LE OPINIONI DEI SINGOLI LAVORATORI -
Federica fece il suo intervento come tanti altri di noi. Un intervento acceso e strutturato, nel quale citava fatti e situazioni, tutti veri, senza offendere nessuno.
Forse quelle assemblee così partecipate e quelle passeggiate per i piani hanno dato molto ma molto fastidio ai vertici aziendali.
Dopo un mese, accadde l’incredibile: contestazione disciplinare per avere fatto un intervento in assemblea! La domanda sorge davvero spontanea: come e’ stato rilevato quanto è stato detto?
In assemblea si registra? Si verbalizza ? Oppure vale riferire, riportare, spiare ?
Subito dopo furono raccolte circa 400 firme di colleghi che dimostravano solidarietà a Federica, diverse sigle sindacali uscirono con comunicati che condannavano questa palese violazione dei diritti del lavoratore.
Oggi, a cinque mesi di distanza, quando ormai sembrava tutto esaurito, l’Azienda ha un sussulto di memoria e trasmette a Federica la sanzione.

Il sindacato continuerà a dare tutto l’appoggio e il supporto necessario per difenderla in ogni sede.


Questo episodio attacca il principio della libertà sindacale, il diritto del lavoratore di partecipare attivamente alla vita dell’Azienda, fa sentire tutti noi minacciati, controllati, spiati, sotto tiro, indifesi, ricattati.
E allora:

COLPIRNE UNO PER EDUCARNE MILLE
oppure
COLPIRNE UNO PER FARNE ARRABBIARE MILLE

SOLIDARIETÀ A FEDERICA


sabato 23 ottobre 2010

Comunicato RSU Direzione TV Roma (22.10.2010)



Assemblea con i lavoratori dei reparti
Trucco e Costumi


Il giorno 20 ottobre 2010 si è tenuta a Saxa Rubra un’assemblea con i lavoratori dei reparti Trucco e Costumi del CPTV di Roma.
Quest’incontro, tra RSU e Lavoratori del reparto, si è reso necessario date le intenzioni aziendali di esternalizzare l’intero settore.
L’assemblea, caratterizzata da una numerosa partecipazione, ha visto i Lavoratori e la RSU esprimere una forte opposizione ad ogni ipotesi di esternalizzazione prevista dal Piano Industriale della RAI, ritenendo tale tentativo una cancellazione di importanti professionalità, che invece nel momento attuale dovrebbero essere valorizzate per non danneggiare ulteriormente la produzione televisiva, lasciando un’incognita consistente sul futuro di tanti lavoratori.
Nel dibattito e’ emerso che solo ultimamente si sono riscontrati alcuni rientri di attività delegate all’esterno (appalti e consulenti), ma nel corso dell’incontro sono state evidenziate ancora molteplici consulenze ed appalti operanti nello stesso ambito professionale, che determinano una crescente mortificazione professionale dei colleghi.
I lavoratori assieme alla RSU hanno deciso di intraprendere le seguenti iniziative:
• Affiancare la RSU con una maggior presenza per migliorare la scambio di informazioni tra OO.SS. ed i lavoratori.
• Fornire ai sindacati informazioni riguardanti gli appalti, le consulenze e le attività dei settori eventualmente da consegnare ai rappresentanti della Commissione Paritetica sugli appalti.
• Aprire un confronto in sede locale per verificare e modificare i modelli organizzativi e produttivi in modo da renderli più funzionali al lavoro.


Roma, 22.10.2010

RSU DIR.PROD. Roma


giovedì 21 ottobre 2010

Comunicato Delegati Craipi Slc Cgil (20.10.2010)



CRAIPI

Care/i Lavoratrici e Lavoratori,
vi informiamo che è in distribuzione, dal 15 ottobre, la comunicazione annuale agli iscritti per l’anno 2009. Avrete certamente notato che, diversamente dagli anni precedenti, quest’anno il documento arriverà con un mese di anticipo, ancorché con un leggero ritardo rispetto alle previsioni normative (30 settembre).
Crediamo che questo (piccolo) risultato, da noi fortemente voluto, sia uno dei numerosi frutti della nuova gestione della CRAIPI e, in particolare, dell’intenso lavoro svolto dal nuovo Consiglio di Amministrazione. Non possiamo non rallegrarci di tali novità e invitiamo il Consiglio di Amministrazione, cui va il nostro apprezzamento, a proseguire sulla strada del cambiamento e della trasparenza.
Vi informiamo dal prossimo anno la comunicazione annuale agli iscritti sara trasmessa entro il 31 marzo come da disposizioni della COVIP, organo pubblico di controllo dei fondi pensione.
Restiamo, ovviamente, a vostra disposizione per qualsiasi chiarimento e considerazione.
Cordiali saluti.
Roma, 20 ottobre 2010
I Delegati CGIL della CRAIPI


Comunicato Rsu Rai To Cernaia Giambone (19.10.2010)


Privatizziamo la RAI!!!

Tra le tante iniziative che la neo formazione “Futuro e Libertà” ha messo in cantiere quella che prevede un disegno di legge per la privatizzazione della RAI ha, ovviamente, attirato la nostra benevola attenzione.

I principi ispiratori della proposta sono, in estrema sintesi, questi:
a) Liberare il servizio pubblico dalla presenza ingombrante dei partiti.
b) Fare risparmiare agli abbonati 1,5 miliardi di € di tasse (abolizione del canone).
c) Recuperare dalla vendita della RAI ai privati 3-4 miliardi di €.
d) Togliere il limite della pubblicità alla neonata RAI privata.
e) Mettere una tassa sugli spot.

Anche se a prima vista queste ragioni possono sembrare sensate, come reali sono i problemi del servizio pubblico, meno ragionevole pare la “cura” prospettata.

Entreremo nel merito di tutte le questioni sollevate, ne aggiungeremo, cercheremo di fare una proposta su cui confrontarci, non solo con FeL, ma con tutti gli “attori” coinvolti, primi fra tutti gli abbonati.

Se ci permettete una metafora, per meglio esporre il ragionamento, gli abbonati della RAI sono i proprietari di un enorme “condominio” che si chiama servizio pubblico.
Questo condominio è stato costruito con il sacrificio di tutti gli Italiani, sin dal ventennio con l’EIAR, e poi con la RAI accumulando un notevole patrimonio tecnico, immobiliare e di conoscenza.
Le spese condominiali per l’ordinaria amministrazione vengono pagate dai condomini-abbonati con un canone annuale, il più basso del quartiere europeo.
Quando i soldi non bastano per quanto stabilito dal regolamento condominiale (contratto di servizio) l’ amministratore e i suoi consiglieri attingono ai proventi dei due cartelloni di pubblicità che servono ad integrare i costi della “manutenzione “ ordinaria.
Va detto che l’amministratore e i consiglieri non vengono incaricati dai condomini ma da una entità esterna, spesso impegnata a mantenere altri condomini.
Ebbene, pur partendo da considerazioni da approfondire, la proposta di FeL suona come: visto che non riusciamo a far lavorare correttamente l’amministratore, vi proponiamo una cura radicale, vi liberiamo delle spese condominiali! …..e vendiamo il vostro appartamento…..magari ad un cognato imbecille.
Perché di questo si tratta: con il miraggio di abbassare le tasse si privano i cittadini di un loro bene primario come la comunicazione, quindi invece di liberare la RAI dai laccioli dei partiti la si svende al miglior offerente, come già è stato fatto con la chimica, la siderurgia, l’informatica.
Ma chi è così stupido da non capire che gli unici in grado di competere all’ acquisto di una grande azienda come la RAI possono essere i gruppi di potere economico internazionale, chi entrerà nel cda della good-company? Murdoch, Gheddafi, Putin, i cinesi?
Francamente lo scenario ricorda quel quadro dove uno spettatore distratto dall’illusionista è vittima del complice borsaiolo, sol che qui si parla di 14 milioni di abbonati.
Essere servizio pubblico significa rispondere solo ed esclusivamente ai bisogni minimi di cultura, informazione, formazione e svago necessari per una società moderna, evoluta, solidale e non ultimo democratica.
Ma non perdiamo di vista la premessa, alcuni dei ragionamenti che stanno alla base della proposta sopracitata sono condivisibili.
Che la stretta che i partiti, tutti, praticano nei confronti della azienda sia mortale è un fatto evidente, a questo si aggiunge l’effetto di avere in posti chiave dirigenti direttamente nominati dalla concorrenza, e queste sono cose che devono essere risolte.
Un primo passo potrebbe essere una pubblic company formata dagli abbonati azionisti, dagli enti territoriali, dalle grandi istituzioni culturali e minoritariamente dai partiti.
Un cda professionale, incaricato di stendere piani industriali in accordo con una legge istitutiva che distingua e tuteli tutto ciò che riguarda i doveri del SP, non solo informazione, cultura, indagine, approfondimento, formazione, svago ma anche laboratorio delle nuove tecnologie e forme di comunicazione, con il compito di fare da “ponte” tra le categorie più esposte al digital-divide e i nuovi scenari sociali.
Un bilancio pubblico, chiaro e certificato eticamente.
Un palinsesto che non corra dietro alla tv commerciale, ma autonomamente tuteli non solo la nostra tradizione culturale ma che dia spazio alla sperimentazione, e non sia semplicemente legato al vincolo dell’ auditel.
La tv pubblica non può vedere i fruitori come spettatori inerti né come clienti, la tv pubblica deve rispondere agli utenti di un servizio giudicato essenziale, spesso le isole più o meno famose ci fanno dubitare che svolga il suo ruolo.
Per questo siamo contrari alla abolizione del canone, perché è paradossalmente l’ultimo baluardo affinchè l’abbonato possa lamentarsi della carenza di un servizio che gli è dovuto, qualcuno pensa che mettendo una tassa sugli spot si ottenga la stessa “fidelizzazione”?
Ma poi, i proventi di quella tassa a chi andrebbero se non esiste più una tv pubblica? Cornuti e mazziati, perche il rincaro degli spot si rifletterebbe sui prodotti, il contratto di servizio si potrebbe negoziare con chiunque……vuoi vedere che la TGR passa sotto Canale 5 e io pago di più le sottilette e devo dire ancora grazie alla famiglia Berlusconi per darmi un servizio che è già mio e su cui non potrò più rivendicare nulla?
Vi ricorda niente il sistema di reclami a scatole cinesi che si basa sui call center che non permette di arrivare mai alla cima della catena? Abituatevi all’idea.
Dopo che gli impianti RAI saranno svenduti a qualche amichetto del quartiere nessuno si ricorderà che esisteva una tv pubblica, vi ricordate della telefonia pubblica? Cercate una cabina se riuscite, meglio comprare un telefonino, e le ferrovie dello stato? Nessun problema, o quasi, se andate da Milano a Roma…..provate ad andare da Rho a Biella.
Non è che i bisogni spariscano, basta ignorarli, così il servizio pubblico diventa tv di stato, lontana dai bisogni della gente, omologa della tv commerciale, così se sparisce nessuno se ne accorge.
Poco importa se sulla tv digitale, dove funziona, la gente guardi volentieri RAI Storia o che le rivisitazioni delle Teche RAI siano un patrimonio prezioso, che abbiamo una Orchestra prestigiosa che può essere veicolo importante di cultura, tradizione studio della musica, che il nostro Centro Ricerche abbia applicazioni che implementate permetterebbero realmente di sfruttare il digitale terrestre gratuitamente mentre ora è monopolizzato dai servizi a pagamento della concorrenza.
Dalle parole degli onorevoli che accompagnano la proposta non viene nascosto il disprezzo nei confronti del DG ed alcuni Direttori di TG, non è inutile ricordare che quelle nomine sono state fatte a su tempo dai partiti, che la RAI è meglio di come viene rappresentata e se la politica riesce a vedere solo i direttori dei TG è perché è abituata a guardare solo il proprio ombelico….quando non solo la propria pancia.
Una RAI migliore è possibile, più di qualità, non sprecona, di informazione plurale, legata al territorio tutto, in grado di produrre ed interpretare i cambiamenti, di supporto ai più indifesi non solo economicamente, in collaborazione con la scuola, la ricerca, gli enti culturali.
I lavoratori della RAI che si identificano nel movimento “La Rai siamo Noi” accettano la sfida e si propongono di fare la loro parte, ma da parte della politica tutta c’è bisogno di un atteggiamento diverso, chi accetta la sfida?
Torino 19.10.2010
RSU RAI Torino – Cernaia/Giambone

martedì 19 ottobre 2010

Comunicato Segreteria nazionale SLC-CGIL (10.10.2010)

COMUNICATO
NO ALLA PRIVATIZZAZIONE DELLA RAI

La proposta di privatizzare la Rai è semplicemente anacronistica. In tutta Europa, con l’assenso del mercato globale, la Tv Pubblica è controllata dallo Stato.
In molti casi vive interamente finanziata dalle tasse, non evase come in casa nostra, ovviamente.
Questioni come Governance e legge Gasparri, che regolano il mercato delle comunicazioni in Italia, andrebbero realmente cambiate, ma la singolarità del nostro sistema politico, bloccato dal conflitto d’interesse e dagli interessi dei partiti, lo rende ermeticamente chiuso ad ogni soluzione logica.
La sensazione è che anche quest’ultima proposta sia più assolutoria per i partiti che non risolutiva per la Rai.
Nessuna risposta continua ad arrivare per la crisi economica che attanaglia l’azienda, nessuna risposta alla deriva produttiva e ideativa.
In questo contesto, la proposta di privatizzazione della Rai appare semplicistica e non risolutiva dei problemi connessi al concetto di servizio pubblico, che necessariamente deve vivere di un’offerta informativa pluralista, e di una elevata qualità della produzione culturale.
In tal senso auspichiamo un passo indietro del sistema politico, facciamo riferimento anche ai “loro uomini e alle loro donne”, a quel meccanismo di occupazione che gonfia i conti e sperpera in appalti e consulenze inutili. Siamo convinti, però, che tale passo indietro non si realizzerebbe con la privatizzazione, che potrebbe, al contrario, fare l’ennesimo favore a qualche imprenditore d’assalto.
E’ necessario, invece, liberare la Rai da quella occupazione che nel tempo sta bloccando le capacità dell’azienda di evolversi, di costruire le proprie professionalità e di realizzare a pieno la sua funzione di servizio pubblico.
Tutti, soprattutto i partiti, quando fanno proposte di riforma, dovrebbero ricordare che sono il Contratto di Servizio e la legge a indirizzare il servizio pubblico radio televisivo e a stabilirne in maniera netta i compiti.
Realizzare e diffondere programmi culturali, produrre programmi dedicati ad anziani, bambini e realtà territoriali, finanziare il cinema d’autore, aiutare, finanziandola, la produzione televisiva e radiofonica dei privati, garantire una rete di comunicazione libera e indipendente: quale privato, acquistando la Rai, impiegherebbe tante risorse per il bene comune e non invece per il suo arricchimento?
Aggiungiamo che la libertà di espressione, per i prodotti giornalistico/informativi e culturali, passa anche attraverso la forza e l’indipendenza dei lavoratori che li producono. Per noi tale forza deriva dalla certezza dei diritti.
Diritti che devono essere garantiti da forme di lavoro regolate da contratti collettivi e dalla laicità del controllo pubblico.
Per tutti questi motivi noi siamo assolutamente contrari, ancor di più in una fase politica come è quella attuale, alla privatizzazione della Tv Pubblica. Un gesto simile non farebbe altro che ridurre gli anticorpi propri di una democrazia. Tali ragionamenti sono ancora più rafforzati, dagl’irragionevoli, provvedimenti e azioni censorie nei confronti di tante e importanti trasmissioni di informazione e di intrattenimento.
Roma, 19 ottobre 2010
Segreteria nazionale SLC-CGIL

lunedì 11 ottobre 2010

Comunicato unitario (7.10.2010)



COMUNICATO UNITARIO

Il giorno 14 ottobre p.v. proseguirà il confronto con l’Azienda sulla base delle richieste formulate dalle scriventi Segreterie Nazionali al Direttore Generale nella riunione del 27 settembre u.s.
L’incontro, per l’importanza dei temi in discussione, si svolgerà con la presenza del Coordinamento Nazionale Unitario.
Roma 7.10.2010

SLC-CGIL FISTEL-CISL UILCOM-UIL UGL-TEL SNATER LIBERSIND-CONFSAL


Convocazione per informativa sulla situazione aziendale



Slc Cgil
Fistel Cisl
Uil.com Uil
Ugl Telecomunicazioni
Snater
Libersind Confsal


Facendo seguito ai colloqui intercorsi, Vi confermiamo che la prosecuzione dell'incontro svoltosi con la Direzione generale il 27 settembre u.s. sul piano industriale avverrà il giorno 25 ottobre p.v. alle ore 15,30.
In previsione di tale incontro, Vi convochiamo per il giorno 14 alle ore 10,30, per una informativa dettagliata sulla situazione aziendale.
Cordiali saluti
RAI - Radiotelevisione italiana
Risorse umane e Organizzazione
Relazioni industriali e Organizzazione
Relazioni Sindacali
(Marco Anastasia)


venerdì 1 ottobre 2010

Comunicato R.S.U. Dir. Prod. Roma (1.10.2010)



Comunicato


La R.S.U. della Dir. Prod. di Roma considera negative le risposte avute dall'azienda durante il confronto sul settore "Servizi Tecnici".
Peranto con il presente comunicato, questa R.S.U. della Dir. Prod. di Roma, apre le procedure per la proclamazione di sciopero dei lavoratori del settore "Servizi Tecnici", come previsto dall'accordo del 22 novembre 2001 in attuazione della legge 146/90 con le seguenti motivazioni:
  • Adeguamenti tecnologici
  • Adeguamenti del personale
  • Adeguamento processi produttivi
La situazione  del C.P.T.V. di Roma è ormai allo stremo. Nelle alte sfere aziendali si continuano a prendere decisioni senza tener conto delle specifiche che servono per realizzarle. In questo quadro si possono configurare tutte le problematiche che si stanno ripercuotendo sui vari reparti e sulle attività del C.P.T.V.
Ostinatamente si continua a non considerare che in questa fase di transizione siano indispensabili alcuni accorgimenti:
  • Specifiche esigenze di integrazione del personale
  • Specifiche rivisitazioni Tecnologiche
  • Specifiche adeguamenti dei processi produttivi
Questi processi non vengono avviati. Anzi, vengono inserite sempre nuove difficoltà. In pratica la situazione del C.P.T.V. può essere paragonata a quella di un infartuato al quale come cura viene ulteriormente stressato.
Alla fine il malato andrà in Coma. Da quel momento sarà attaccato ad una macchina in attesa che qualcuno stacchi la spina.
Proprio in considerazione dell'attuale situazione, questa R.S.U. richiede all'azienda di voler utilizzare il percorso previsto per la conciliazione non in modo formale e rituale ma, così come nello spirito della legge sullo sciopero dei servizi pubblici, quale occasione concreta per porre le condizioni di un vero negoziato mirato a risolvere i problemi posti.

Roma, 1.10.2010
R.S.U. Dir. Prod. Roma