SLC CGIL Nazionale

lunedì 31 gennaio 2011

Camusso: "donne in piazza il 13 febbraio. E, quando sarà indetta, saremo con Art.21 alla manifestazione per la Costituzione"



Susanna Camusso, segretario Cgil è appena rientrata da un viaggio ad Auschwitz in occasione della Giornata della Memoria. "E' struggente - racconta a caldo il segretario della Cgil - l'effetto che fa trovarsi davanti ad uno dei più tristemente noti campi di concentramento, e al Campo2 dove si trovano le lapidi di tutti i Paesi. E la prima domanda che risuona assordante nella testa di ciascuno è: 'come abbiamo fatto ad arrivare a questo punto?' Poi c'è il secondo interrogativo: come fare a non cancellare la memoria della tragedia orribile dell'Olocausto? E rincuora vedere i tanti ragazzi arrivati fin lì con con i treni da tante parti d'Europa dopo aver preparato dei lavori a scuola su questi temi e che rimangano in silenzio raggelati davanti al cancello".

"La memoria - scriveva Cicerone - diminuisce se non la tieni in esercizio". Un esercizio a cui ci siamo disabituati?
Purtroppo sì. Il nostro Paese si sta abituando a pensieri e ricordi brevissimi. Non si mettono in fila i fatti degli ultimi anni. Siamo tutti costretti a vivere freneticamente il presente e così si perde la capacità critica. Per questo è essenziale distinguere sempre tra ciò che appare e le persone vere, in carne ed ossa, con le loro storie.

E' proprio su questo solco che Articolo21 ha deciso di proporre una manifestazione nazionale unitaria che abbia al centro della mobilitazione la Costituzione, e la memoria viva di una Carta, frutto di dure lotte, che conserva tutta la sua attualità...
Penso che la vostra sia un'iniziativa molto importante. La Costituzione deve essere il filo conduttore del nostro impegno e della nostra azione quotidiana. E saremo con voi quando deciderete di promuovere una mobilitazione a difesa dei valori della Carta. Così come saremo in piazza come donne il 13 febbraio. Una manifestazione alla quale sicuramente voi parteciperete...

Immaginiamo che le donne scendano in piazza il 13 anche perchè hanno qualcosa da dire in più, specie dopo ciò che è trapelato in queste settimane dalle intercettazioni...
Ognuna di noi, che con le sue fatiche, le sue scelte quotidiane ha progettato la sua vita si sente profondamente offesa nella sua dignità allorché le donne vengono considerate solo come oggetti di cui servirsi. Oggetti e merci, e le persone scompaiono... Scenderemo in piazza per manifestare la nostra indignazione e per dire che c'è un'altra Italia che non accetta questo modello, e che pensa alle donne non come "oggetti" ma come "soggetti". In piazza inoltre anche per dire agli uomini: 'se non parlate adesso, quando?'

E agli uomini di governo cosa chiederete?
Di andarsene. A cominciare dal capo. Perchè questo governo non ha fatto nulla. Anzi una cosa l'ha fatta: ha rovinato l'Italia e noi ora abbiamo bisogno di ricostruirne le radici a partire dalla difesa e dal ripristino dei valori della Costituzione.

Chiedere qualcosa anche ai media? Giornali e tv hanno meritoriamente presidiato i cancelli di Mirafiori durante il referendum per poi, sostanzialmente, dileguarsi...
Chiediamo che non lo facciano, che continuino a presidiare i luoghi del lavoro. Mi stupisco ogni volta perchè quando c'è un referendum o un fatto importante di cronaca si riscoprono magicamente gli operai. Poi i riflettori si spengono. Se dovessi rivolgere un appello direi: andate davanti alle fabbriche anche quando non c'è un referendum o un casus belli, fatene oggetto di informazione costante, perchè il lavoro è la vita quotidiana delle persone. Nel lavoro si determinano gli elementi di democrazia e di crescita del paese o, quando il lavoro non c'è, è precario e senza diritti, quelli di arretramento.

Lo pensiamo anche noi...
(ride) Si finisce sempre per dirlo a quelli che già lo pensano..

Speriamo che il messaggio arrivi anche gli altri...


Fonte: http://www.articolo21.org


venerdì 28 gennaio 2011

Firma l'appello di Articolo 21



Il 13 febbraio in piazza chi si riconosce nel Tricolore e nella Carta Costituzionale
di Articolo21*

Il presidente Berlusconi, come avevamo previsto, ha deciso di realizzare dal vivo il finale del film il Caimano, annunciando per il prossimo 13 febbraio una manifestazione contro i giudici che osano trattarlo come un cittadino uguale agli altri per quanto riguarda l'accertamento di reati comuni che nulla hanno a che vedere con i reati di opinione.

Come ormai dovrebbe essere chiaro a quasi tutti, Berlusconi non ha affinità alcuna con i vari Don Sturzo, de Gasperi, Don Minzoni, per parlare solo di quei politici moderati e antifascisti ai quali ha tentato di paragonarsi. Non solo, non ha a e non ha mai avuto affinità politiche, ma tanto meno etiche e comportamentali.
Sia come sia la decisione di promuovere una marcia contro i suoi giudici naturali rappresenta un assalto alla costituzione e alla legalità repubblicana.

L'obiettivo è quello di sempre, quello antico della loggia P2: colpire a morte i poteri di controllo, imbavagliare la magistratura e quello che resta della libera stampa, oscurare la pubblica opinione affinché nulla sappia, consentire ad uno solo di rivolgersi al paese attraverso le sue videocassette, senza domande, senza contraddittorio alcuno, senza diritto alla replica per gli aggrediti e gli insultati.

Se ancora ce ne fosse stato bisogno ci ha pensato lo stesso direttore generale della Rai Masi a travestirsi da berluschino e a fare la sua imitazione tentando di interrompere con le minacce la trasmissione di Santoro.
Di fronte a questi assalti annunciati alla Costituzione non si può restare passivi, né tanto meno farsi condizionare da logiche di parte o di schieramento.

Se Berlusconi confermerà la mala idea di marciare contro i giudici, nella stessa giornata, il 13 febbraio, sarà doveroso che scenda in piazza anche l'Italia che ama la legalità repubblicana e che si riconosce nel tricolore e nella carta costituzionale.

Modi e forme della iniziativa dovranno ovviamente essere decise insieme a tutte le forze politiche, sociali e sindacali che si riconosceranno in questa proposta e per queste ragioni abbiamo deciso di convocare il direttivo di articolo 21 per mercoledì prossimo alle ore 13,30 nella Sala San Claudio di Palazzo Marini, Piazza San Claudio 166.

*il presidente Federico Orlando, il portavoce Giuseppe Giulietti, il segretario Tommaso Fulfaro

Emergenza democratica: urgente una grande mobilitazione popolare - di Domenico Gallo / Superate le 80.000 firme all'appello di Libertà e giustizia per chiedere le dimissioni di Berlusconi / Se non ora quando? Appello alle donne per una mobilitazione il 13 febbraio / Dimettiti per un'Italia libera e giusta. Sabato 5 febbraio al Palasharp di Milano



Solidarietà a Santoro


Solidarietà a Santoro e ai colleghi che resistono e svolgono un vero servizio pubblico, pagando, purtroppo, con il loro lavoro di qualità anche lo stipendio a Masi...


mercoledì 26 gennaio 2011

Rai: Comunicato Slc Cgil Uilcom Uil Ugl Telecomunicazoni Snater Libersind Confsal (26.01.2011)



DEVONO ARRIVARE RISPOSTE

Sono trascorsi oltre 10 giorni dall’incontro tenutosi tra le scriventi OO.SS e l’azienda sulla questione dei lavoratori a Tempo Determinato.
In quell’occasione, oltre a parlare dei problemi relativi ai TD ed al Collegato Lavoro, le OO.SS avevano ribadito la richiesta, partendo dalla rimozione delle esternalizzazioni e della cessione di asset, d’avviare una discussione organica sul Piano Industriale. Questo per poter, da subito, sviluppare un serio, serrato e doveroso confronto tra le parti viste le enormi difficoltà aziendali e l’indiscusso successo dello Sciopero Nazionale del 10 dicembre 2010.
Il 12 gennaio la RAI, oltre a dichiararsi disponibile a definire un accordo sui TD, si era impegnata, tempo 2 settimane, a convocare le OO.SS. dopo aver verificato al proprio interno nuove possibili disponibilità che consentissero di riavviare una fruttuosa discussione.
Slc Cgil, Uilcom Uil, Ugl Telecomunicazioni, Snater, Libersind-ConfSal non possono e non intendono lasciar scorrere altro tempo. Al di là dell’apertura sui TD (segnatamente la possibilità di inviare le impugnative), le stesse, esprimono l’esigenza di avere in tempi brevissimi una risposta positiva sui temi del confronto.
Sono in essere riorganizzazioni aziendali, verifiche sulle esternalizzazioni, in sintesi processi che continuano a dare corpo ad un impianto non discusso e mai condiviso.
Per questo, se non dovessero arrivare risposte in tempi brevissimi, le scriventi, così come già sperimentato a dicembre, organizzeranno nuove iniziative di lotta per catalizzare l’attenzione dei media e per rispondere al colpevole silenzio dei vertici aziendali.
Le OO.SS. sono sempre più convinte che non si possa lasciare affondare il servizio pubblico, che non si possa lasciare alienare un patrimonio di esperienze, professionalità, capacità, strutture e impianti tecnologici che “SONO” l’azienda che ha contribuito dal 1954 alla crescita culturale e sociale del nostro paese. Un ruolo che la Rai, per sua missione, deve continuare a svolgere anche a tutela del pluralismo dell’informazione e della piena diffusione sul territorio nazionale.
Roma, 26 gennaio 2011


SLC CGIL UICOM UIL UGL TELECOMUNICAZIONI SNATER LIBERSIND-CONFSAL


giovedì 20 gennaio 2011

Lettera ai lavoratori Rai TD




Care/i Lavoratrici/Lavoratori TD della Rai,
in queste ore si è innescata una “polemica” sulle modalità con cui la CGIL ha scelto di gestire le pratiche (impugnative) per i Tempi Determinati.
Vogliamo per questo spiegare le ragioni del metodo adottato.
Come sempre facciamo nella nostra organizzazione, per motivi di correttezza, trasparenza e buona gestione, abbiamo demandato la valutazione delle singole posizioni dei lavoratori, l’assistenza legale, la stesura e compilazione della modulistica, ai nostri uffici legali.
Per dare la migliore assistenza possibile abbiamo dedicato operatori ed intere giornate dei nostri uffici in prossimità dei cespiti Rai.
Abbiamo, nei giorni precedenti alle temporanee soluzioni trovate con l’azienda (http://inforai.blogspot.com/2011/01/fax-rai-su-td-e-collegato-lavoro.html) , organizzato assemblee con la presenza dei nostri legali, presso le nostre sedi, aperte a tutti i lavoratori.
In sintesi abbiamo dato un servizio completo: spiegazioni ed informazioni in maniera estesa anche fornendo materiale cartaceo e on line.
Infine, abbiamo dato la possibilità ai lavoratori, per l’invio dell’impugnativa, di avvalersi dei nostri uffici, potendo, oltretutto, scegliere se fruire della sola informazione, se avere un servizio completo (gratuito per gli iscritti) o se semplicemente utilizzare le lettere che la Slc Cgil, come tutte le altre organizzazioni sindacali, ha ampiamente diffuso.
Ovviamente, scegliere di utilizzare un servizio che implica una migliore e più attenta gestione (anche in una prospettiva vertenziale), e che costituisce un impegno di risorse, “come sempre” implica un costo. Detto questo, rimane ferma l’idea che, la Cgil con questo metodo gestionale ha fornito una opportunità in più, lasciando i lavoratori liberi di scegliere se fruirne o meno. Questo, oltretutto, senza sviluppare con le altre sigle sindacali, per senso di responsabilità, contrapposizioni politiche, cosa non semplicissima vista la diversa disposizione al Collegato Lavoro.
Va aggiunto che la Cgil sta mettendo in campo, da sola, una campagna contro il Collegato Lavoro e per il mantenimento dei già pochi diritti dei precari (http://www.youtube.com/watch?v=CNZIBFF0O1I&feature=player_embedded), costruendo sull’intero territorio nazionale ed in tutti i settori una vertenzialità diffusa. E’ ovvio che tale processo di massa ha necessitato la standardizzazione della gestione delle pratiche. Non è colpa della CGIL se il Governo ha messo in campo l’ennesimo provvedimento contro i lavoratori.
In aggiunta, la Slc ha, in questi mesi (unitariamente e anche da sola), messo in campo scioperi, mobilitazioni, comunicati, trattative, informazione. Si è sviluppata una pratica sindacale e un lavoro pesante che crediamo importante per i lavoratori ed in particolare per quelli a TD.
La nostra organizzazione, in molti luoghi (vedi Mirafiori http://www.youtube.com/watch?v=ApE0LQ3Rm4U&feature=player_embedded) vive una condizione difficile, e lo fa senza lamentarsi e continuando ad operare nel solo interesse dei lavoratori.
Noi crediamo fortemente nella partecipazione, nella militanza e nella solidarietà tra e per i lavoratori.
Entrare nella nostra organizzazione, sostenere la Cgil, iscriversi alla Cgil è per noi, oltre che un riconoscimento, un sostegno, una espressione valoriale.
Iscriversi alla Cgil non è solo pagare un servizio, non è pagare una quota di partecipazione ad un utile, si esprime una posizione ideale chiara di contrapposizione alla mercificazione del lavoro.
Per chiudere, vorremmo sottolineare che la sola CGIL, negli scorsi mesi, ha manifestato contro il progetto di legge che oggi si è concretizzato nel Collegato Lavoro, che la sola CGIL ha promosso un ricorso di incostituzionalità contro il Collegato Lavoro presso al Corte, che la sola Cgil non ha firmato l’Avviso Comune che sancisce l’applicazione e la condivisione di molti altri sindacati del Collegato Lavoro (http://www.ilsole24ore.com) (http://www.lavoro.gov.it/NR/rdonlyres/24A27346-969C-4BA1-9947-284EA3DF361C/0/documento_arbitrariato.pdf), che la sola CGIL sta agendo, attraverso i suoi uffici vertenze, per praticare una chiara e diffusa vertenzialità e per rispondere alla cancellazione di diritti dei precari.
Crediamo quindi di poter affermare che far parte della CGIL, come iscritti o come suoi dirigenti, dovrebbe essere, soprattutto in questa fase storica e politica, elemento di orgoglio, oltre che condizione di tutela collettiva e individuale.
Red.Blog


sabato 15 gennaio 2011

IMPUGNATIVA TD contro COLLEGATO LAVORO



Uffici Vertenze CGIL per pratica IMPUGNATIVA TD contro COLLEGATO LAVORO

GLI UFFICI VERTENZE DELLE SEDI CGIL, NELLE DATE INDICATE, SARANNO CON I LORO OPERATORI INTERAMENTE A DISPOSIZIONE DEI LAVORATORI RAI

- ROMA NORD
P.zza San G. Battista De La Salle, 3 (zona Aurelio, metro A Cipro),
ufficio vertenze tel. 0666412324 (per appuntamento)
17 e 18 gennaio 2011
dalle 9 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 18.00.

- ROMA EST
Via Lino Da Parma, 3 (zona Tiburtina, metro B Rebibbia)
ufficio vertenze tel. 06 41217693 (per appuntamento)
18 E 19 GENNAIO 2011,
DALLE ORE 9.30 ALLE 12.30, DALLE ORE 14.00 ALLE ORE 17.00

- ROMA CENTRO
Via Goito, 39 (stazione termini)
Ufficio Vertenze tel 0644700204/5 (per appuntamento)
18 gennaio
Dalle ore 9.00 alle ore 13.00
Ovviamente questi sono i giorni e gli orari dedicati ai lavoratori Rai, se è necessario provate anche ad avere un appuntamento in un orario o giorno a vostra disposizione.
Sappiate però che i tempi sono stretti e gli uffici intasati.

IDV: a rischio bancarotta, Romani impedisca svendita RAIWAY


(ASCA) - Roma, 13 gen - ”La Rai chiudera’ il bilancio del 2010 con un passivo di circa 130 milioni di euro che, sommandosi ai precedenti, portera’ l’azienda ad una esposizione finanziaria di 250 milioni di euro. Cio’ e’ accaduto anche a causa delle pessime scelte strategiche di Masi. Da ultimo, egli pensa di svendere per una cifra ridicola la consociata Raiway, strategica per l’operativita’ dell’azienda: il dg Rai dimostra una vera e propria incapacita’ manageriale oltre ad una certa malafede, e siccome guida il servizio pubblico radiotelevisivo e’ doveroso rimuoverlo prima che gli faccia dichiarare bancarotta”. E’ quanto emerge da un’interrogazione parlamentare che Felice Belisario, capogruppo dell’Italia dei Valori, e il senatore Pancho Pardi, componente della commissione di Vigilanza Rai, hanno presentato al ministro Romani. Proseguono gli esponenti Idv: ”Quando nel 2000 si decise di vendere Raiway, nella quale confluiscono le 2.300 stazioni trasmittenti ed il personale di manutenzione e progettazione, la societa’ fu valutata 905 milioni di euro, ma l’operazione fu bloccata perche’ l’asset venne considerato strategico per la Rai. Ora Masi ha stimato il valore di Raiway in appena 300 milioni di euro e, guardacaso, la maggiore manifestazione di interesse all’acquisto proviene proprio da Mediaset. Peraltro, con il via alle nuove frequenze analogiche, Raiway potrebbe svolgere il ruolo di operatore di rete triplicando i suoi guadagni. L’intera vicenda sembra finalizzata, piu’ o meno coscientemente, ad affondare l’azienda. Il ministro dello Sviluppo - concludono Belisario e Pardi - si attivi per impedire la vendita di un asset cosi’ rilevante dal punto di vista strategico e finanziario, per tutelare la capacita’ di competizione della Rai e la stessa esistenza del servizio pubblico radiotelevisivo”.


Nota Cgil su impugnative TD (13.01.2011)

E’ nostra volontà, attraverso quanto svilupperemo nel testo, omogeneizzare le iniziative territoriali della nostra organizzazione rispetto al trattamento dei TD.
Sapete tutti che il Collegato Lavoro produce degli effetti sui lavoratori a Tempo determinato e sull’Accordo di Bacino del 4 giugno 2008. (vedi Effetti del Collegato Lavoro in Rai.pdf)
Per questo abbiamo chiesto all’azienda di rispondere concretamente al bisogno di superare una norma sbagliata ed ingiusta (richiesta unitaria del 7 dicembre).
L’esito dell’incontro è ben illustrato nel comunicato unitario del 13 gennaio 2011.
Ribadendo la nostra volontà di concludere un Accordo risolutivo dei problemi che il Collegato Lavoro ci pone, riteniamo fondamentale alla luce della incapacità momentanea dell’azienda di sostenere la trattativa prima del 23 gennaio, di dare un indirizzo chiaro ai lavoratori.

1) riteniamo che per una corretta gestione dell’impugnativa (e per una non auspicata ma possibile vertenza) sia necessario indirizzare i lavoratori agli uffici vertenze.
Questo perché è pratica delicato per la quale va data ai lavoratori la massima assistenza e la certezza del percorso.

2) la Rai ci ha assicurato, lettera di risorse umane datata 13 gennaio 2011, che non riterrà le impugnative elemento interruttivo o lesivo dell’accordo dei bacini e delle transazioni in essere con i lavoratori.
A tal riguardo abbiamo chiesto all’azienda:
- di non creare discrimine tra diverse formulazioni di impugnativa,
- di interpretare mai l’impugnativa come azione interruttiva degli impegni tra le parti (vedi testo delle transazioni), spostando tale determinazione al solo deposito della causa (quello da farsi entro i 270 giorni).
Le altre organizzazioni, molto probabilmente, distribuiranno lettere prestampate identiche.
Questa scelta, che per noi è possibile ma non auspicabile, non permetterà la loro catalogazione e accorta gestione anche in una (oggi non escludibile) iniziativa legale.
Vogliamo evidenziare, oltretutto, che tale pratica caricherebbe la categoria di una responsabilità non propria e con difficoltà gestionali non indifferenti.
Infine, vogliamo sottolineare che la nostra forte determinazione nella gestione della questione TD, l’accortezza con cui ci prepariamo ad affrontare le storie dei singoli lavoratori sono elementi importanti per determinare il futuro di questa azienda.

3) Fatte salve le argomentazioni da noi già sviluppate sul Collegato Lavoro crediamo che, anche alla luce di quanto dichiarato dall’azienda, sia opportuno stimolare i lavoratori a Td per l’invio della impugnativa.
E’ palese che il numero peserà sul futuro della trattativa.
Questo non vuol dire far inviare a tutti indiscriminatamente la lettera, significa però suggerire come prima cosa una verifica della singola posizione presso l’ufficio vertenze.
Non tutti possono impugnare, ricordiamo che se non sono si sono raggiunti i famosi 1095 giorni o non vi è un contratto viziato questo è inefficace e inutile.
Poi vanno fatti dei ragionamenti che qui sotto riassumiamo:
- coloro che hanno raggiunto i 1095 giorni potranno ricorrere anche successivamente al 23 di gennaio per la sola assunzione a tempo indeterminato (perderanno i pregressi nel caso in cui l’accordo saltasse e dovessero fare vertenza),
- coloro che sono nel bacino A e sono assolutamente a ridosso dell’assunzione possono impugnare ma forse non è opportuno,
- coloro che sono fuori bacino o nel bacino B hanno maggiore interesse a impugnare (e se non hanno raggiunto i 1095 giorni ad andare presso gli uffici vertenze a farsi controllare la propria posizione).
4) Cosa devono fare i lavoratori:
- attraverso la nostra rappresentanza in azienda cercare i riferimenti degli uffici vertenze (oppure cercare sul sito della CGIL www.cgil.it i riferimenti delle sedi e poi degli uffici vertenze),
- portare all’ufficio vertenze le lettere di assunzione, le transazioni o qualsiasi altro documento scambiato con l’azienda dal primo contratto stipulato.
5) Cosa devono fare le RSU e le strutture territoriali:
- suggerire ai lavoratori di recarsi presso l’ufficio vertenze, in qualsiasi caso (anche se i lavoratori decidessero di inviare lettere autonomamente o chiedendolo alla Slc) catalogare le impugnative inviate attraverso di noi o con la nostra collaborazione.
- nella catalogazione registrare tutti i riferimenti per mantenere il contatto,
- avere grande attenzione nell’accompagnamento e nella gestione di tutti i casi,
- la lettera va inviata alla sola azienda (magari tenetene una copia),
- valutare con il lavoratore l’esigibilità della loro posizione e l’opportunità di impugnare: se nella transazione è presente la data di assunzione, se sono in possesso di una lettera (precontratto) che impegna in maniera irreversibile l’azienda all’assunzione,
- sviluppare territorialmente un documento/vademecum per indicare ai lavoratori riferimenti e modalità con cui agire, ovviamente partendo dalle indicazioni espresse dalla Slc Nazionale.


Buon Lavoro,
p. SLC. CGIL nazionale
Alessio De Luca

Comunicato incontro su accordo TD Slc Cgil Uilcom Uil Ugl Telecomunicazioni Snater Libersind Confsal (12.1.2011)



Il giorno 12/1/2011 si è tenuto l’incontro con le Relazioni Industriali di Viale Mazzini richiesto in data 7/12/2010 dalla SLC CGIL - UILCOM UIL - UGL TELECOMUNICAZIONE – SNATER – LIBERSIND CONFSAL, per affrontare le ricadute del Collegato Lavoro sul mondo dei TD in Rai e per rinnovare l’accordo sul Bacino così come previsto dal punto 26 dell’accordo del 4/6/2008.

All’incontro ha preso parte anche la FISTEL CISL che il 10 dicembre non ha partecipato allo Sciopero Generale contro il Piano Industriale del D.G. Masi.

I 5 Sindacati hanno sottolineato con forza che la loro permanenza al tavolo, nonostante la presenza della FISTEL CISL, si è determinata per il senso di responsabilità nei confronti dei Colleghi TD (il 23/1/2011 scadono infatti i termini per metter in mora l’Azienda per non perdere tutti i diritti pregressi rispetto ai contratti passati). I 5 Sindacati hanno altresì dichiarato la necessità per futuri tavoli unitari di un preventivo chiarimento politico fra le OO.SS..

Nel merito dell’incontro l’Azienda ha espresso l’impossibilità di chiudere in pochi giorni il nuovo accordo di Bacino (che riguarda circa 2500 Lavoratori) in quanto reputa che la soluzione positiva è legata al P.I. e al rinnovo contrattuale.

Le 5 OO.SS. nel ribadire la posizione di contrarietà al P.I. (dunque alle esternalizzazioni e ai conseguenti esuberi) si sono dichiarate disponibili sia a un confronto complessivo, sia a chiudere in tempi brevi il nuovo accordo di Bacino.

Nell’ambito del confronto le OO.SS. e l’Azienda hanno convenuto che non saranno valutate dalla Rai come atto ostile, le lettere che i Lavoratori TD invieranno in via “meramente cautelativa” al solo scopo di mettersi al riparo dalle negatività procedurali che la legge 183/2010 introduce.

Le scriventi OO.SS. hanno chiesto alla Rai di ufficializzare detta disponibilità e nella stessa giornata è arrivata ai Sindacati la lettera con protocollo RUO/RIO/RS n° 00384 nella quale l’Azienda cita testualmente “Vi confermiamo altresì che, in attesa di perfezionare un nuovo accordo in materia di lavoro a tempo determinato, non terremo conto, ai fini di future utilizzazioni, di eventuali comunicazioni d’impugnazione dei contratti inviate al solo scopo di non incorrere nelle decadenze previste dalla citata normativa”.

A breve i 5 Sindacati proporranno ai Lavoratori il modello della lettera che i TD dovranno far pervenire alla Rai prima del 23 gennaio 2011 con lettera raccomandata a.r. alle Sedi Legali della Rai o delle Società Consociate di appartenenza.


Le Segreterie Nazionali

SLC CGIL - UILCOM UIL - UGL TELECOMUNICAZIONI - SNATER - LIBERSIND CONFSAL


Fax Rai su TD e collegato lavoro (12.01.2011)


Spett.li Slc Cgil
Fistel Cisl
Uilcom Uil
Ugl Telecomunicazioni
Snater
Libersind Confsal

Roma, 12.01.2011
Facendo seguito alle Vostre richieste ed all'incontro tenutosi in data odierna, Vi confermiamo la nostra disponibilità ad avviare un confronto in merito alle problematiche derivanti dalla legge 183/2010 (cd collegato lavoro).
Vi confermiamo altresì che, in attesa di perfezionare un nuovo accordo in materia di lavoro a tempo determinato, non terremo conto, ai fini di future utilizzazioni, di eventuali comunicazioni di impugnazione di contratti inviati al solo scopo di non incorrere nelle decadenze previste dalla citata normativa.
Cordiali saluti.
RAI RADIOTELEVISIONE ITALIANA
Risorse Umane Organizzazione
Relazioni Industriali e Organizzazione
Relazioni Sindacali


mercoledì 12 gennaio 2011

Dichiarazione di Alessandro Genovesi (11.01.2011)



L'Accordo di Mirafiori obbliga la Cgil e il mondo del lavoro a interrogarsi sulla fase e sul futuro.
Un Accordo regressivo che limita diritti inederogabili ed esclude la Cgil dalla fabbrica con l'assenso degli altri sindacati apre una dialettica nuova.
Impossibile per me non essere solidale con la Fiom e i lavoratori sotto ricatto, ma sono consapevole che va fatto molto di più,
innanzi tutto va ragionato perchè si è giunti a questo punto.
Di seguito troverete un documento al quale ho contribuito, interessante sarebbe che riuscissimo ad aprire, anche su questo blog, una discussione costruttiva su un nodo che va affrontato e risolto.
Alessio De Luca


Roma 11 Gennaio 2011

L’accordo di Mirafiori è un attacco ai diritti di tutti i lavoratori del Paese. Si apra un confronto vero in CGIL per una risposta all’altezza della fase.

L’accordo firmato a Mirafiori è un vero e proprio manifesto politico e sindacale che indica come unico modello possibile di sviluppo e competizione la scomparsa dei diritti democratici del singolo lavoratore, del diritto di sciopero e, in definitiva, la sterilizzazione del sindacato e delle rappresentanze elette (i lavoratori Fiat non potranno più votare per l’elezioni delle RSU; al loro posto le segreterie nazionali nomineranno dall’alto RSA che non risponderanno ai lavoratori). E’ un attacco non alla Fiom, non a questo o quel gruppo dirigente, ma alla democrazia, alla nostra idea di sindacato, alla CGIL tutta.

È la punta più avanzata di un disegno politico chiaro che si completa nelle strategie del Governo, proponendo un’uscita fortemente ideologica e da destra alla grave crisi sociale che attraversa il Paese. Non è questione di firma tecnica (che tra l’altro sarebbe comunque giuridicamente vincolante e in palese violazione con lo Statuto della CGIL), il problema che ci si pone non è tattico ma sostanziale: ogni determinazione presente in quei testi (che andrebbero letti e diffusi prima ancora di commentarli!) è una bomba ad orologeria per i lavoratori di tutto il Paese, per tutte le categorie, per chi un lavoro c’è l’ha o lo ha perso.

La risposta deve essere politica, sindacale e culturale. E deve essere di tutti. Non si può lasciare ai soli lavoratori della Fiat sotto ricatto o ai soli lavoratori metalmeccanici l’onere di una battaglia che investe l’intero mondo del lavoro. Perché il nuovo quadro ci propone in termini drammatici il tema della capacità di governare le trasformazioni economiche e produttive, in un sistema globale, senza ridurre tutele e diritti, ma anzi ampliandoli ed innovandoli. Che è poi la sfida che non da oggi ha di fronte il movimento sindacale e la sinistra politica e sociale in Europa e nel nostro Paese.

Vengono cioè al pettine nodi strutturali del nostro sistema produttivo, sociale e delle relazioni industriali; nodi che il manager Fiat disvela brutalmente ma certo non ha generato lui. L ’ultimo congresso della CGIL non è stato in grado di affrontare questo terreno di analisi e proposta, e le contraddizioni si ripropongono oggi in tutta la loro drammaticità. Tutti siamo chiamati ad un salto di qualità.

Se infatti l’accordo di Mirafiori dimostra l’inadeguatezza della recente riforma del modello contrattuale, che già è costata ai lavoratori perdita di salario reale (oltre il 40% dell’inflazione dell’ultimo anno è legata ai costi dei beni energetici) e la possibile derogabilità di numerosi istituti contrattuali fondamentali, esso è soprattutto la prova di come il tema di garantire contratti collettivi realmente erga omnes – oggi anche indipendentemente dall’adesione o meno a questa o quella associazione datoriale – è interamente davanti a noi. Che se un bilancio va fatto, esso deve essere complessivo e riguardare un’intera fase della nostra azione sindacale per cui tutti siamo chiamati ad un di più di iniziativa, guardando alla situazione nazionale, ma soprattutto europea. E’ il tema di come costruire una vera Europa sociale e politica che indirizza politiche industriali e occupazionali valorizzando la dimensione della cittadinanza; è il tema dei contratti collettivi di lavoro che devono avere sempre più dimensione sovra nazionale con reali cessioni di sovranità da parte delle centrali sindacali nazionali. E’ insomma il tema di quale modello di sviluppo su scala continentale e globale, premessa per riattivare una mobilità sociale verso l’alto per tutte le fasce più deboli della società. E’ il tema di cosa si intende per produttività: perché in Italia è calata la produttività complessiva, ma non quella del fattore lavoro (dati Banca centrale europea rapporto 2010). E’ questo nessuno lo dice, accettando un terreno di confronto in gran parte falso. I lavoratori italiani sono tra i più produttivi a livello Europeo, lavorano di più in termini quantitativi e temporali dei loro colleghi tedeschi, francesi ed inglesi, il loro orario di lavoro è superiore mediamente di 3 ore settimanali. La produttività complessiva è minore, perché minore è il contenuto tecnologico e di innovazione presente nella struttura produttiva e nel ciclo dei prodotti. La produttività del capitale è infatti inferiore del 35% alla media europea e questo produce un costo del lavoro per unità di prodotto relativamente più alto. Detta in poche parole: si sfrutta il lavoro di più in termini proporzionali perché costa meno e non si investe in nuovi macchinari, in innovazione di prodotto e processo. La produttività da investimenti mancati e non fatti (magari con le risorse dirottate in beni finanziari, immobiliari o in stipendi ai manager superiori anche mille volte rispetto a quelli dei propri dipendenti) è il tema vero ed è – in sintesi – il tema di una competizione basata sulla qualità e sul valore aggiunto. Il caso Fiat è emblematico: si concorre non con il centro ricerca giapponese per i nuovi materiali o con i laboratori di design tedesco; si compete con il costo del lavoro dei serbi o dei polacchi.

La crisi oggi ha quindi già portato i “barbari ben oltre la porta di casa”: ben 3 milioni di italiani sono sotto la soglia di povertà (+15% negli ultimi due anni) e 7 sono prossimi a quella di povertà relativa (+19%); la disoccupazione giovanile ha raggiunto la cifra record del 30%; centinaia di migliaia di lavoratori precari hanno perso il posto di lavoro nelle aziende private e nelle pubbliche amministrazioni, dopo aver consentito guadagni stratosferici o il mantenimento di servizi essenziali di pubblica utilità. Migliaia di giovani sono oggi condannati ad un’esistenza di precarietà esistenziale. Di questo sono ben consapevoli gli stessi studenti che, in moltissimi, hanno colto un legame evidente tra la riforma Gelmini, l’aumento delle tasse universitarie e un mercato del lavoro che li consegna ad un sistema produttivo e sociale ingiusto. Oltre 200 mila dipendenti a tempo indeterminato hanno perso il posto di lavoro, godendo esclusivamente e per soli pochi mesi dell’indennità di disoccupazione e altre centinaia di migliaia di loro hanno subito pesanti riduzioni salariali a seguito degli ammortizzatori sociali; 3 milioni e mezzo di dipendenti pubblici rimarranno per i prossimi anni privi di un rinnovo contrattuale; milioni di lavoratori e pensionati pagano la crisi con una riduzione evidente della loro capacità di spesa, con un fisco che grava su di loro per oltre l’80% del gettito e con una riduzione evidente dei servizi sociali; il welfare locale, già pesantemente “falciato” dai tagli nel 2008 e 2009, si ridurrà ulteriormente quest’anno, colpendo le famiglie più povere, gli anziani e i soggetti socialmente più deboli.
A tutto ciò si somma l’attacco alla democrazia, al diritto al dissenso, allo stesso sistema di rappresentanza collettiva, mettendo in discussione la funzione dei corpi intermedi (la stessa Confindustria, dopo l’uscita Fiat e la prossima uscita di Fincantieri, dovrebbe prendere atto che una volta intrapresa la strade delle deroghe, vi è sempre qualcuno disposto a fare di più!) e la possibilità per i lavoratori di decidere da chi farsi rappresentare.

Siamo alla democrazia come farsa, al referendum usato come clava e ricatto, al riconoscimento del sindacato solo quando si fa garante verso l’azienda e controllore dei lavoratori. In un momento in cui la democrazia è minacciata dai continui attacchi alla libertà di informazione e al pluralismo culturale, in cui i partiti politici soffrono di una crisi di rappresentatività senza precedenti, quello che si delinea è un vero e proprio modello corporativo, reazionario e autoritario che insegue un’idea povera di sviluppo e dove la libera organizzazione e dialettica tra idee e interessi diversi non è vista come il sale della democrazia moderna, ma un problema da risolvere. Siamo preoccupati dell’involuzione che questo comporta per la stesse CISL e UIL e le sue categorie, prossime - qualora si generalizzasse tale logica – ad una vera e propria mutazione genetica dove la rappresentanza si costruisce fuori dai luoghi di lavoro (enti bilaterali) o esclusivamente tramite riconoscimento delle controparti. Una mutazione con cui dovremmo concretamente fare i conti in termini sia rivendicativi che di pratica negoziale.

C’è, allora, l’inderogabile necessità di dare una lettura omogenea agli avvenimenti, non si può proseguire nel ritenere gli accadimenti e le scelte di imprese, sindacati e governo eventi caotici e scollegati. Non possiamo ritenere l’agire di Marchionne scollegato dalle scelte ideologiche presenti nel collegato lavoro. L’annullare con una decadenza le possibili rivendicazioni dei precari sa di ritorno agli anni cinquanta. La riduzione dei finanziamenti alla cultura sono atto gravissimo nei confronti di un intero sistema, atto che non tocca solo principi fondamentali come la libertà di espressione ma anche lo sviluppo tecnologico ed economico.
La nostra categoria è toccata pesantemente dai molti provvedimenti del governo, ciò che i rappresentati da Slc stanno subendo o rischiano di subire (pensiamo al mondo dei call center o degli appalti) non è molto diverso da ciò che subiscono oggi i metalmeccanici della Fiat.

Serve allora riscoprire il significato profondo del concetto di solidarietà.

Serve una discussione dentro la CGIL senza rinchiudersi in facili recinti, burocratismi o dissapori personali, con l’obiettivo di fare uno sforzo comune da parte di tutti e ricercare una risposta all’altezza della fase nuova, inedita e rischiosa, che il Paese sta attraversando.

Serve contrastare l’accordo di Mirafiori delineando al contempo una proposta chiara, precisa, fatta di pochi punti, con l’ambizione di incidere e non di “testimoniare”: riconquista di un modello contrattuale valido per tutti i lavoratori, dando piena attuazione agli articoli 39, 40 e 41 della Costituzione e prevedendo un salario minimo legale o un reddito di cittadinanza eventualmente anche per legge, con diritti individuali indisponibili a tutte le parti collettive; di conseguenza il riconoscimento di un sistema di reale rappresentatività e reale democrazia dei lavoratori, valido per tutte le imprese, che permetta sempre – in caso di divisioni tra sindacati rappresentativi o anche se richiesto da una minoranza di lavoratori – di dare, tramite referendum, l’ultima parola ai diretti interessati al singolo accordo. Occorre una manovra straordinaria per la stabilizzazione dei precari nelle pubbliche amministrazioni, nella scuola, università e ricerca; il collegato lavoro va “smontato” con una forte e coordinata azione sia contrattuale (nazionale e aziendale) che vertenziale, con l’obbiettivo di giungere ad una riforma complessiva del mercato del lavoro che riduca tipologie atipiche e il dumping salariale e normativo che queste esercitano nei confronti del contratto a tempo indeterminato. Occorre una riforma contrattuale e fiscale che restituisca potere d’acquisto a lavoratori e pensionati, con una patrimoniale cui entrate vanno finalizzate al sostegno dei redditi.

Su questo la CGIL deve avviare da subito una campagna di mobilitazione in tutti i luoghi di lavoro, fare una vera e proprio campagna di informazione contro la strategia del silenzio e il “chiacchiericcio discorsivo” operato dai grandi media, e tornare protagonista dell’interlocuzione con i partiti politici, la società civile, i movimenti - a partire da quello degli studenti - dichiarando già ora come l’approdo di tale percorso rivendicativo sia una giornata di sciopero generale. Da preparare bene, da far diventare un momento di protesta e proposta che parli all’intero paese, all’Italia migliore, ai giovani. Questo a partire dalla giornata di mobilitazione e di lotta proclamata già per il 28 gennaio prossimo dai compagni della FIOM, che deve per tanto inserirsi in questo percorso.

Una volta avremmo detto “socialismo o barbarie” oggi, più moderatamente, ci accontenteremmo di “diritti minimi e libertà di decidere o barbarie”.


Alessandro Genovesi – Segretario Nazionale SLC-CGIL ed esponente nazionale della minoranza “LA CGIL CHE VOGLIAMO”.


martedì 11 gennaio 2011

Segreterie Slc Cgil, Uilcom Uil, Ugl Telecomunicazioni, Snater: Comunicato Rai Way (10.01.2011)



All’inizio era RAI-Direzione Tecnica, quindi RAI-Divisione Trasmissione e Diffusione trasformata dopo breve vita in RAI WAY società del gruppo RAI con l'obbiettivo di dare slancio alle attività di diffusione e trasporto del segnale radiotelevisivo della concessionaria del Sevizio Pubblico.
Questo obbiettivo subì alterne vicende finchè un giorno nel tentativo di far cassa si prospettò la vendita della società a cui era stata trasferita la proprietà degli impianti .
Opportuno ricordare la tentata vendita del 49% alla multinazionale Crown Castle motivata dalle difficoltà legate ad un bilancio in profondo rosso della RAI, vendita opportunamente bloccata dal Ministro delle Telecomunicazioni di allora (oggi la memoria di molti vacilla).
Da allora puntualmente ad ogni piano industriale RAI spunta la possibilità, più o meno mascherata, di vendita degli impianti trasmittenti con motivazioni che mettono sempre in secondo piano le negative ricadute per gli utenti, per la RAI concessionaria del servizio pubblico e per tutti i lavoratori, in primo luogo di Rai Way.
La prospettata vendita delle torri,prevista dal piano industriale 2010-2012 è una operazione illogica e strategicamente incoerente e metterebbe la RAI, oggi più di ieri, fuori dal mercato delle telecomunicazioni, togliendole il ruolo guida che ha svolto sino ad oggi relegandola ad una posizione marginale in un settore in pieno e costante sviluppo.
La liquidità, derivante dalla prospettata vendita, altro non sarebbe che un allungamento dell’agonia nell’attesa del colpo finale per tutta l’Azienda Rai.
Altri interrogativi e incognite coinvolgono direttamente i lavoratori : quali sono le prospettive dei lavoratori di Rai Way? nella migliore delle ipotesi rientrare in Rai, resta da capire come e a fare cosa, ma esiste anche l’eventualità di essere assorbiti dalla società candidata ad acquisire la proprietà e la gestione degli impianti.
In questa seconda ipotesi ai lavoratori di RAI WAY quale contratto si applicherebbe? quello delle telecomunicazioni? quello dei metalmeccanici(www.contrattometalmeccanici.it), forse quello nazionale? uno nuovo stile Marchionne (link contratto pomigliano) con tutti i tagli annessi?
In ogni caso analizzando le motivazioni per cui si prospetta l'ennesima vendita di RAI WAY sorgono ulteriori e forti perplessità che creano dubbi sul futuro stesso della RAI .
Opportuno fare un piccolo passo indietro per guardare avanti.
Gli attuali vertici della Rai a luglio del 2009 non hanno ritenuto opportuno rinnovare il contratto con SKY rinunciando così a introiti per 50 milioni di euro l’anno per 7 anni; l’offerta Sky non era adeguata al " pacchetto" di canali tematici richiesti.
La ricollocazione dei canali tematici sul digitale terrestre, secondo dati forniti dall’Azienda, ha permesso una raccolta pubblicitaria nel 2009 pari a 11 milioni di euro e nel 2010 - grazie all’allargamento delle aree coperte con i segnale digitale - è salita a 30 milioni” con la prospettiva di aumentare ulteriormente con il completamento della rete.
Ciò non toglie che la perdita in queste prime fasi è stata secca ; la motivazione di questa operazione a perdere resta tutta politica e comunque con prospettive di sviluppo.
In questa ottica per il Sindacato la vendita delle componenti passive delle torri e degli impianti è una scelta politica, inserita nel piano industriale per dare momentaneo e apparente ossigeno alle casse RAI e lascerà, a conferma di quanto detto in precedenza, a chi le acquista la possibilità di sfruttare le enormi potenzialità del digitale proprio al nuovo proprietario del sito che potrà, in quanto
possessore anche dei tralicci, moltiplicare gli apparati e riscuotere un congruo affitto.
Il Servizio pubblico diventerà un cliente come altri e a questo punto, in prospettiva, si indeboliranno anche le motivazioni legate al pagamento del canone e alla concessione che ne consegue.
Sorge spontanea la domanda: perché vendere un bene strategico quando è dimostrato che lo sviluppo della rete e degli impianti apre la strada a considerevoli introiti economici ?
La Rai ha già pagato, utilizzando gli introiti del canone, la ricanalizzazione della banda terza per far posto a Europa 7 e salvare così Rete 4 di Mediaset, con non pochi disagi per la propria utenza e con costi non indifferenti.
Altri regali, dunque, la politica sta chiedendo alla nostra Azienda in favore di qualcuno che ha tutto l’interesse ad indebolire il Servizio Pubblico a favore del privato.
I lavoratori di RAI WAY hanno fortemente contribuito al processo legato al passaggio dall'analogico al digitale, lo dimostra il fatto che molte attività, normalmente date in appalto, sono state svolte dal personale interno. Anche in questo caso l’elevata professionalità ha fatto fronte alle carenze operative legate a modelli organizzativi superati e il Sindacato ha risposto in modo positivo alle richieste e alle necessità Aziendali. Dati i tempi strettissimi per la realizzazione, soprattutto a causa dei ritardi nell’assegnazione delle nuove frequenze di trasmissione e nella consegna dei nuovi apparati, tutti i lavoratori impegnati in campo hanno saputo adattarsi con orari di lavoro stressanti, dimostrando una splendida sinergia tra colleghi provenienti da tutte le zone d’Italia.
Il Sindacato ha dimostrato la disponibilità nel trovare soluzioni concordate che hanno dato flessibilità all'utilizzo del personale, quelle flessibilità che hanno permesso l'azzeramento degli appalti e il pieno utilizzo del personale.
Questi fatti evidenziano, e chi oggi decide delle sorti della RAI dovrebbe farne tesoro, l’attaccamento dei lavoratori alla propria Azienda e al ruolo che essa svolge nel e per il Paese.
Con tutta probabilità il passaggio al digitale terrestre dovrà essere completato nel 2011, anticipando le previste scadenze e questo renderà ancora più appetibile, per qualcuno non certo per la RAI viste le prospettive di vendita, l’affare Rai Way.
Si sta lavorando molto e forse sarebbe opportuno fermarsi e dare tempo a qualcuno per riflettere …!
In ogni caso le azioni messe in atto dal Sindacato sono frutto di riflessioni attente e ponderate e su questa strada e in questa ottica proseguirà mettendo in campo tutte le azioni possibili per ottenere risposte agli interrogativi e principalmente per eliminare la dicitura “cessione degli asset....” dal piano industriale.
I lavoratori Rai Way hanno diritto di lavorare senza questo spettro e questa inaccettabile "spada di Damocle".
Il 2011 si prospetta, per la RAI, anno di eccezionale attività e senza la professionalità e le forti motivazioni dei lavoratori di Rai Way l’anticipazione dello swich off potrebbe diventare molto difficoltoso e ciò sarebbe un danno per l'intero sistema Paese: questo non è accettabile e ancora meno condivisibile.
Alla RAI spetta la prima mossa, al Sindacato opportune e coerenti risposte, ai lavoratori certezze sul loro futuro.
LE SEGRETERIE
SLC UILCOM UGL SNATER


lunedì 10 gennaio 2011

Comunicato stampa Slc Cgil - Uilcom Uil - Ugl Telecomunicazioni - Snater (10.01.2011)



Il Piano industriale di Masi mette in pericolo i tempi e la realizzazione del Digitale Terrestre in Rai.
“I lavoratori di RaiWay che stanno garantendo, con alti standard qualitativi, il passaggio al digitale terrestre, temono per il futuro del servizio pubblico e di conseguenza per il loro posto di lavoro – così dichiarano in una nota congiunta Slc Cgil, Uil.com Uil, Ugl Telecomunicazioni e Snater.
“Il lavoro e la qualità del prodotto sono strettamente legati alla proprietà delle infrastrutture. Le torri, che secondo il Piano Industriale dovrebbero essere cedute, sono lo strumento fondamentale per la diffusione del segnale e, negli ultimi anni, anche un importante elemento di business. Reputiamo le torri strumenti irrinunciabili per la funzione del servizio pubblico.”

“Raiway costa alla capogruppo 165 milioni l’anno per la gestione della rete trasmittente, ma ricava da altre emittenti ed aziende di comunicazione una somma di 39 milioni di euro annui tra ospitalità ad altri operatori tv - radiomobili e nolo circuiti – proseguono i sindacati. Nel piano industriale è stato preventivato un ricavo di 300 milioni di euro derivante dalla vendita dell’asset, ossia meno della metà dell’importo che sarebbe stato riscosso dalla Rai con la vendita del solo 49% nel 2001 e che le avrebbe consentito un cospicuo autofinanziamento, mantenendo comunque la quota di maggioranza dell’azienda.”

“RaiWay è una delle poche società del Gruppo Rai ad aver chiuso l’anno 2009 in attivo e ad aver prodotto risparmio per milioni di euro grazie alla spinta e disponibilità dei dipendenti e dei sindacati a internalizzare attività rinunciando ad appalti onerosi. Per questo non solo è assolutamente incomprensibile la volontà di fare cassa con un tale patrimonio per poi dover affrontare un affitto pesantissimo, ma apre seri interrogativi sulla gestione amministrativa dell’azienda e sui controlli che su di essa devono esercitare gli organi competenti.

“Non da ultimo – ricorda la nota - il termine per la completa digitalizzazione del territorio nazionale, fissato per legge a dicembre 2012, è stato anticipato dal ministro Romani al 2011: tale operazione costa milioni di euro alla Rai.”

“Per questo le organizzazioni sindacali chiedono al DG ed al CDA, che dal piano industriale vengano stralciate le esternalizzazioni e le cessioni. Raiway può incrementare fortemente le entrate, proponendosi ai nuovi assegnatari delle frequenze digitali come operatore di rete. Tale processo virtuoso, oltre a produrre introiti ingenti, potrebbe consentire anche la necessità di ulteriori assunzioni e l’aumento delle capacità professionali e produttive.”

“Demotivare i lavoratori, modificando la loro missione, rendendoli semplici spettatori della gestione del sistema trasmittente, mette tale impegno a rischio rendendo la Rai ed il servizio pubblico subalterni al mercato e ai suoi concorrenti.”

Slc Cgil - Uilcom Uil - Ugl Telecomunicazioni - Snater