SLC CGIL Nazionale

mercoledì 25 marzo 2009

Verso il 4 aprile

"Siamo nella fase più acuta della crisi, ma il peggio deve venire, almeno per quanto riguarda la perdita di posti di lavoro. La situazione è molto difficile e si doveva affrontare con misure forti. Ma il governo Berlusconi non lo ha fatto"

... È questa l’analisi impietosa del segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani in vista della manifestazione nazionale del 4 aprile a Roma. E la conferma di questa analisi ci arriva da tutte le principali fonti economiche: dall’Istat, al Comitato per l’occupazione e la protezione sociale del Consiglio europeo, che parla di una “recessione senza precedenti che potrebbe causare altri sei milioni di disoccupati entro il 2010”. Le conseguenze per le famiglie e i lavoratori potrebbero essere dunque sempre più pesanti.
Nelle precedenti stime della Unione europea si era parlato di una possibile perdita di 3 milioni e mezzo di posti di lavoro. Con le stime successive le previsioni sono vistosamente peggiorate. Si raddoppia il numero di disoccupati previsti. Nel frattempo, in Italia, l’Istat ha registrato negli ultimi mesi una vera e propria esplosione della cassa integrazione. Solo per il settore metalmeccanico, nel mese di febbraio, la cassa integrazione ordinaria è cresciuta del 1.048 per cento in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Si tratta di 23 milioni di ore di cassa integrazione nel solo mese di febbraio, con un incremento del 430% rispetto allo stesso mede dell’anno precedente. Il sistema economico appare bloccato: nel terzo trimestre del 2008 il Pil (Prodotto interno lordo) è diminuito dello 0,5 per cento rispetto al trimestre precedente e dello 0,9 per cento rispetto al terzo trimestre del 2007, come ci segnala l’Istat. Le previsioni sembrano confermare la tendenza. Ce ne hanno dato notizia la Banca d’Italia e lo stesso Istat, che scorporando le varie voci che compongono il Pil ha reso con chiarezza la fotografia della situazione: diminuiscono le esportazioni, diminuiscono gli investimenti, (il calo è del 3,5 per cento), diminuisce il deflettore del Pil. In una situazione così drammatica il governo Berlusconi si mostra incapace di una vera politica di contrasto alla crisi.

La Cgil – che non ha firmato l’accordo separato del 22 gennaio perché oltre ad essere sbagliato politicamente, è il contrario di quello che servirebbe in questo momento dal punto di vista economico – critica l’assoluta mancanza di una politica industriale e propone di mettere in campo politiche realmente “anticicliche”. Si tratta di dare un sostegno concreto agli investimenti, all’innovazione, ai progetti di qualità delle produzioni e dei processi produttivi. E sostenere la ricerca.

Sostegno ai redditi. Chi lo ha visto? Uno dei punti su cui si è più dibattuto in questi ultimi mesi riguarda la necessità di sostenere i redditi da lavoro per far ripartire i consumi e quindi per far ripartire il sistema economico nel suo complesso. Molte sono le interpretazioni economiche. Ma su un punto convergono tutte: in una situazione di crisi economica come quella attuale, è necessario sostenere i salari, gli stipendi e le pensioni. Eppure, nonostante le evidenze e le ricette degli economisti, il governo Berlusconi si mostra sordo a qualsiasi richiesta di aumento effettivo dei salari nei settori pubblici e degli stipendi nei settori pubblici e privati. Aumenta nel frattempo il numero dei lavoratori e dei pensionati che non riescono ad arrivare alla fine del mese. E come se non bastasse, il governo che ha chiesto il consenso agli elettori per palazzo Chigi sulla base della promessa del taglio delle tasse, la pressione fiscale è in aumento. La cosa scandalosa che sta avvenendo riguarda sempre il sistema fiscale. Oltre all’aumento progressivo della pressione fiscale generale e locale, risulta anche in forte ripresa l’evasione fiscale. Le misure di sostegno al reddito governative – in questo quadro – appaiono assolutamente insufficienti. Sono inadeguate e molto al di sotto delle necessità, come dimostra il bonus per le famiglie, provvedimento una tantum pensato oltretutto con criteri che non danno alcuna garanzia alle famiglie numerose.

La Cgil ha avanzato una serie di proposte organiche sul fronte dei redditi. Dalla restituzione del fiscal-drag, all’aumento delle pensioni, insieme all’estensione della quattordicesima alle pensioni povere, oltre alla proposta sulla tassazione dei redditi oltre i 150 mila euro di cui parliamo a parte in queste pagine. Il governo ha invece risposto con la Social card e con la proposta di privatizzare i servizi pubblici, la sanità e l’assistenza. Per quanto riguarda tutte le altre proposte sugli ammortizzatori sociali, il governo si trincera dietro il problema del debito, mentre si scatenano le polemiche sulle proposte di scambio (riduzione delle pensioni in cambio di risorse per gli ammortizzatori sociali. Di Reddito minimo neppure l’ombra.

E la politica industriale? Solo il bluff delle centrali. Di fronte a una crisi di una portata paragonabile solo a quella del 1929, il governo Berlusconi tira fuori vecchie e stantie ricette. Alcune assolutamente inutili, altre perfino pericolose, come per esempio quella sulle centrali nucleari (non si propone lo sviluppo della ricerca, ma l’istallazione di centrali vecchie e poco sicure) o quella più recente sulle abitazioni e l’abusivismo. Anche in questi campi (quello energetico e quello residenziale ed edilizio) il governo mostra di essere vecchio e antiquato. Oltre alle centrali nucleari si punta di nuovo tutto sul Ponte sullo stretto, senza affrontare neppure alla lontana la questione strategica delle infrastrutture diffuse. L’unica arma nelle mani di Berlusconi è l’invito alla furbizia, all’aggiramento della regola, all’abuso e quindi alla illegalità diffusa e accettata. Il piano di politica industriale italiano pone il nostro paese all’ultimi posti delle classifiche. Se ci fosse un rating sulla politica industriale e innovativa, l’Italia conquisterebbe sicuramente gli ultimi posti.

La Cgil chiede una svolta sostanziale. Con i documenti che sono stati alla base della convocazione della manifestazione del 4 aprile, la Cgil ha suggerito varie cose, tra cui l’apertura di un tavolo della chimica (dalla Sardegna al Veneto, dove sono in gioco varie chiusure di stabilimenti), l’avvio di un tavolo sulla moda e il Made in Italy, l’avvio di un grande processo di ristrutturazione degli edifici scolastici per la loro messa in sicurezza, l’avvio dei cantieri per le opere pubbliche che siano davvero utili. Per quanto riguarda l’industria metalmeccanico, la Cgil ritiene che si è fatto pochissimo finora soprattutto dal punto di vista della domanda. Molto si deve fare ancora dal punto di vista della conversione eco-compatibile dei prodotti.

Sostegno all’occupazione. La crisi finanziaria si è trasformata immediatamente in una crisi economica. Il segretario generale della Cgil, Epifani, è stato tra i primi a parlare di “valanga”. Il ministro dell’economia Tremonti, prima ha smentito il catastrofismo, poi è diventato più pessimista dello stesso segretario generale. Il premier Berlusconi ha farfugliato e dopo aver invitato i cittadini a comprarsi azioni di due grossi gruppi (atteggiamento mai visto da parte di un capo di governo), ha cominciato a minimizzare la crisi, spargendo a piene mani ottimismo fittizio e forzato. Ora anche il governo è costretto ad ammettere la drammaticità della crisi anche perché non è più possibile smentire le previsioni dell’Ocse, del Fondo monetario internazionale, della Banca d’Italia, della Bce (la Banca centrale europea) della Commissione europea e chi più ne ha ne metta. Il Fondo monetario vede sempre più nero all’orizzonte. La Cgil, oltre ad avanzare una serie di proposte dettagliate sul fronte dell’innovazione e sulla politica industriale, ha chiesto che si intervenisse subito sul fronte della difesa dell’occupazione e dei posti di lavoro. Oltre alle proposte sugli ammortizzatori sociali, sarebbe necessario anche l’aumento della cassa integrazione e la rivisitazione del tetto che riduce a 750 euro la retribuzione.

Il tema degli strumenti di sostegno al reddito e le politiche attive del lavoro dovrebbero trasformarsi in una politica organica. Si tratta di mettere in campo interventi che sono l’esatto opposto di quello che il governo Berlusconi sta praticando, con la solita impostazione punitiva nei confronti dei lavoratori che vengono utilizzati come capri espiatori di una politica fallimentare. L’esempio più lampante è sicuramente la campagna di Brunetta nel pubblico impiego, che sfrutta in modo becero i sentimenti più bassi dell’opinione pubblica. Analogo il segno dell’intervento del governo contro il diritto di sciopero.

Infine, anche sul terreno del Welfare, la Cgil chiede un vero e proprio ribaltamento dell’impostazione del governo. Invece di continuare a giocare sulla guerra tra poveri, è necessaria una vera innovazione che riesca ad includere nel sistema del Welfare anche tutte quelle fasce di popolazione che oggi sono escluse. A questi temi la Cgil dedicherà una importante iniziativa nei giorni successivi alla manifestazione nazionale del 4 aprile.

Fonte: http://www.rassegna.it




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