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domenica 8 marzo 2009

Crisi economica: assegno ai disoccupati, nel Lazio è legge

Mentre se ne discute a livello nazionale, la Regione Lazio gioca d’anticipo e vara la legge sul “Reddito minimo di cittadinanza”. Grazie al provvedimento approvato il 4 marzo scorso, infatti, i disoccupati, gli inoccupati e i precari che hanno un reddito inferiore a 8.000 euro annui riceveranno un sostegno di 530 euro al mese, oltre ad agevolazioni per servizi culturali e sportivi. “Siamo la prima grande regione italiana – ha detto il governatore Piero Marrazzo (centrosinistra) – che si dota di uno strumento fondamentale che non ha nulla a che fare con la vecchia logica assistenzialista. Portiamo un modello di tutela presente in tutti i paesi europei più avanzati: dalla Francia all’Austria, Belgio, Olanda fino ai Paesi scandinavi e anglosassoni”.

I REQUISITI La legge gode di una copertura finanziaria di 20 milioni di euro e dovrebbe interessare circa 20 mila persone per il 2009. Sarà poi compito della Giunta regionale individuare ogni anno i criteri che orienteranno la graduatoria di chi avrà diritto al reddito mensile. A usufruirne saranno in primo luogo le donne e i precari, che nel giro di qualche mese dovrebbero ricevere i primi assegni. Per ottenere i benefici si dovrà dimostrare di essere residenti nel Lazio da almeno 24 mesi al momento della presentazione della domanda, essere iscritti alle liste di collocamento dei Centri per l’impiego e avere un reddito personale imponibile non superiore a 8.000 euro.

L’OK DEI SINDACATI “È un importante passo avanti”, commentano Cgil, Cisl e Uil del Lazio: “Ora occorre che questa legge, fortemente voluta e sostenuta dal sindacato, venga tradotta in azione concreta con l’emanazione del regolamento attuativo, il cui iter chiediamo venga concluso in tempi rapidi”. I segretari regionali Claudio Di Berardino, Francesco Simeoni, Luigi Scardaone giudicano apprezzabile la scelta della Regione di assegnare ai Comuni un ruolo centrale nella attuazione della legge, “perché le amministrazioni comunali possono attivare un circuito virtuoso di solidarietà concreta nei confronti dei nuclei familiari più vulnerabili”. Il sindacato chiede poi che “parallelamente al reddito minimo garantito, la Regione rafforzi e implementi le politiche attive del lavoro, costruendo percorsi formativi e di riqualificazione professionale per disoccupati, inoccupati e precari che perdono il lavoro”. Per le tre sigle, infatti, il fine ultimo di ogni forma d’integrazione e sostegno al reddito “deve essere la prospettiva dell’inserimento lavorativo”.

Fonte: http://www.rassegna.it

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